venerdì 16 marzo 2018

CARRA' Carlo (1881; Quargnento, Italy - 1966; Milano): Veduta della Rotonda del Brunelleschi, 1940, Olio su tela, 50 x 33 cm - Collezione della Fondazione Sorgente Group, Roma

INV. N. 2078


Dalla scheda tecnica del sito della Fondazione Sorgente Group: 
(http://www.fondazionesorgentegroup.com/La-Rotonda-del-Brunelleschi-a-Firenze__pittura_schede_29.html)

"Carlo Carrà fu un pittore assai ecclettico, capace di adattarsi a un periodo storico di grande fermento culturale, quello a cavallo fra il XIX e il XX secolo e di esplorarne i contenuti innovativi. Un periodo in cui la disciplina pittorica era stata letteralmente sconvolta dalla rivoluzione impressionista, dalla quale erano poi scaturite le avanguardie storiche e fra queste, il Futurismo. E fu proprio da qui che parte la carriera pittorica di Carrà, con la sua adesione al manifesto di Marinetti di cui sarà uno dei firmatari nel 1910. La fascinazione per la tecnologia, la velocità, il dinamismo furono irresistibili per il giovane pittore, ma pochi anni dopo, complice anche il suo arruolamento durante la Grande Guerra, sentì la necessità di cercare un contatto con la realtà. La sorte lo portò a Ferrara dove entrò in contatto con De Chirico e con la sua pittura metafisica, che in breve riuscì a reinterpretare in chiave personale. Ma il desiderio di essere semplicemente se stesso, completamente svincolato dalle varie correnti artistiche, lo portò a concentrare le sue attenzioni su una nuova sperimentazione: un concetto dove la pittura doveva essere il mezzo per rendere visibile quel suo bisogno interiore di immedesimazione con la natura con una tendenza all’astrazione, attraverso la semplice contemplazione silenziosa di un paesaggio. I luoghi isolati di campagna o solitarie spiagge divennero così i temi prediletti di una narrazione quasi epica. In questi ambienti ovattati, la pittura si trascende, divenendo il linguaggio muto di costruzioni isolate che il pittore trasforma in figure. Lo stesso Carrà dichiarò che attraverso la pittura egli voleva portare avanti “una trasformazione del paesaggio in un poema pieno di spazio e di sogno”. Ed è proprio questo lo spirito con il quale, nel 1940, esegue questo scorcio della chiesa fiorentina di Santa Maria degli Angeli, meglio conosciuta come la Rotonda del Brunelleschi. Nonostante si tratti di un paesaggio urbano, la chiesa è immersa in un ambiente rarefatto, dominato da un silenzio assoluto, quasi fosse dipinto di buon mattino. Un ambiente del tutto libero da segni di vita dove domina solamente la medesima quiete dei suoi ameni paesaggi rurali o delle sue silenziose marine. Per ricordarci che anche in un ambiente caotico, come può essere il centro di una città, ci si può raccogliere in una metafisica riflessione interiore, libera da ogni elemento di disturbo."




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