Questo dipinto raffigura una scena invernale con un mulino a vento e con figure su un fiume ghiacciato. Ispirato dai dipinti del suo grande predecessore, Pieter Breugel il Vecchio e dei suoi seguaci fiamminghi, Avercamp ha scelto il paesaggio invernale come suo soggetto primario e lo ha trasformato in un genere olandese unico.
La Galleria dell'Arte nel Mondo, Roma, Italia (Europa) - The Art Gallery in the World - Rome, Italy (Europe)
mercoledì 27 aprile 2016
AVERCAMP, Hendrick (1585, Amsterdam - 1634, Kampen): Scena sul ghiaccio, c. 1610, Olio su tavola, 36 x 71 cm - Location: Mauritshuis, The Hague
INV. N. 1413
Il dipinto raffigura un canale ghiacciato con molte persone che si diverteno. Ci sono pattinatori, slittini e la riproduzione di un gioco chiamato 'Golf', una specie di hockey su ghiaccio. A sinistra alcune persone sono cadute attraverso il ghiaccio, ma un aiuto è già sulla strada. E proprio di fronte al ponte, una donna è caduta sul ghiaccio, e la gonna rialzata rivela il suo sedere.
martedì 26 aprile 2016
lunedì 25 aprile 2016
ODILON REDON (20 April 1840; Bordeaux - 06 July 1916; Paris): Ophelia tra i fiori, 1905-08, olio su tela, Stile: Simbolismo - Location: National Gallery, Londra
INV. N. 1403
Redon, Odilon
(dalla Enciclopedia Treccani on line)
Odilon Redon - Pittore francese (Bordeaux 1840 - Parigi 1916), considerato il maggiore rappresentante del simbolismo pittorico. La sua produzione, caratterizzata da soggetti inusuali e bizzarri legati al mondo onirico, fu inizialmente circoscritta al disegno e alla litografia per trovare in un secondo momento un cromatismo intenso con l'utilizzo della tecnica del pastello e dell'olio. Amato dai poeti simbolisti (in particolare Mallarmé), fu particolarmente apprezzato dai Nabis, e in seguito dai surrealisti.
Appassionato di scienze naturali, musica, poesia, dopo aver studiato disegno a Bordeaux, nel 1858 R. si trasferì a Parigi dove subì l'influsso dell'incisore R. Bresdin e studiò litografia con H. de Fantin-Latour. Entrò quindi in contatto con G. Moreauattraverso il quale si avvicinò alle tematiche simboliste. Fin verso il 1890 si dedicò quasi esclusivamente al disegno, specie a carboncino, e alla litografia. Gli studi di paesaggi, nei quali è evidente anche il richiamo a B.-C. Corot, ma soprattutto le composizioni dai soggetti strani e insoliti, intrisi di tristezza e disperazione, trovano la loro originalità nella volontà di R. di "far vivere umanamente degli esseri inverosimili secondo le leggi del verosimile mettendo, per quanto è possibile, la logica del visibile al servizio dell'invisibile".
Al primo album di litografie, Nel sogno (1879) fecero seguito: A E. Poe (1882), Le origini (1883), Apocalissi di s. Giovanni (1883), La Nuit (1886), La tentazione di s. Antonio (1888-96), I fiori del male (1890). Dopo il 1890 R. usò con sempre più frequenza il colore: i pastelli, come Nascita di Venere (Parigi, Petit Palais) o le varie versioni di Anemoni, i quadri a olio, come Pegaso e l'Idra (Otterlo, Kröller Müller Museum), Ciclope (id.), Occhi chiusi (1890, Parigi, Musée d'Orsay), si accendono di un intenso impasto cromatico. Notevoli sono anche i pochi ritratti (Ritratto del figlio Ari, Chicago, Art Institute; Ritratto di M. lle Violette Heymann, Cleveland, Museum of art). Nel 1910 R. decorò la biblioteca dell'abbazia di Fontfroide. La sua opera ebbe poca pubblicità (la sua prima esposizione è del 1881, nel 1904 al Salon d'Automne gli fu riservata una sala). Di estremo interesse è il suo diario, A soi-même, pubblicato postumo nel 1922.
domenica 24 aprile 2016
RUISDAEL, Jacob Isaackszon van (b. ca. 1628, Haarlem, d. 1682, Amsterdam): Paesaggio invernale. (Una torre quadrata e alcune case lungo un corso d'acqua ghiacciata in un paesaggio innevato. Sul ghiaccio un paio di personaggi con un carro hanno lasciato la stalla), 1665, olio su tela, 42 x 49,7 cm - Location: Rijskmuseum, Amsterdam
sabato 23 aprile 2016
venerdì 22 aprile 2016
EUGENIO CECCONI (Livorno, 1842 - Firenze, 1903): Lavandaie a Torre del Lago, 1880, olio su tela, 50,5 x 106,5 cm - Location: Museo Nazionale Scienza e Tecnologia "Leonardo da Vinci", Milano
INV. N. 1389
CECCONI, Eugenio
(dal Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - Volume 23 -1979)
di Giuseppe Basile
Figlio di Carlo e di Amalia Chellini, nacque l'8 settembre del 1842 a Livorno. Compiuti i suoi studi nel Collegio nazionale di Torino tra il 1853 e il 1858, il C. fece ritorno a Livorno in tempo per assistere ai preparativi dei patrioti livornesi per la seconda guerra di indipendenza alla quale prese parte anche il padre, fervente patriota. Avviato agli studi giuridici, conseguì la laurea in legge a Pisa dove, contemporaneamente, studiò pittura col paesaggista R. Fezzi. Fece poi pratica legale presso lo studio fiorentino del deputato liberale L. Cempini, pur continuando a coltivare i suoi interessi per la pittura e frequentando, sembra, i corsi dell'Accademia di belle arti tenuti da E. Pollastrini. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1865, il C. si arruolò volontario nel '66 tra i bersaglieri del generale Cialdini, senza però prendere parte alle operazioni militari. Finita la guerra, egli decise di dedicarsi completamente alla pittura e prese uno studio a Livorno, in corso Amedeo, insieme all'amico A. Belimbau. Incominciò allora a frequentare D. Martelli e il ritrovo dei macchiaioli a Castiglioncello dove conobbe, tra gli altri, G. Boldini, per il quale posò per un ritratto,e G. Abbati, al quale si legò di una breve ma feconda amicizia. È comunque nel fervido clima di Castiglioncello che si compie la vera formazione artistica del C., libero da regole accademiche, dedito soprattutto allo studio dal vero, a diretto contatto con la natura. Vicino a G. Fattori (del quale egli fece anche un ritratto, Fattori che dipinge, Livorno, coll. Angiolini, illustr. in Monteverdi, I, n. 496), ne condivise l'amore per la Maremma toscana, specializzandosi nel ritrarre animali e scene venatorie, assecondando in ciò la propria passione per la caccia. Di lui si è molto lodata la capacità di rendere i vari atteggiamenti degli animali colti nella corsa o nell'atto di balzar sulla preda con immediatezza e vivacità, doti che gli riconobbe anche l'amico T. Signorini (G. Daddi, T. Signorini, Lecco 1971, p. 109).
Espose per la prima volta nel 1869 un Paesaggio alla Promotrice di Torino; quindi, nel '72, partecipò alla seconda Esposizione nazionale di Milano con Macchiajole di Tombolo e La prima beccaccia. Per essere più a contatto con la natura, nel 1873 trasferì lo studio a Ceppato, presso Lari, e, nel luglio del '75, forse col Belimbau, fece un viaggio in Tunisia che segnò una svolta importante nella sua formazione. Coste della Tunisia, Una via di Tunisi, Un mercato a Tunisi, Caffè arabo, Arco nella Tunisi vecchia, Il muro,Danze arabe, Figura orientale, Negro, Giardino arabo, Cortile di Rab-el-afrit, quest'ultimo esposto nel 1878 sia a Brera sia alla Promotrice di Torino, rivelano, infatti, uno studio più approfondito della luce e del colore. Nel 1877 cambiò nuovamente studio, stabilendosi a Torre del Lago e, nello stesso anno, espose Mezza festa alla Promotrice di Torino. Nel 1879 eseguì La lacciaia ePian d'Alma e l'anno seguente una delle sue opere più note: Cenciaiole livornesi.
Nel 1880 e 1881 espose Il riposo all'Esposizione internazionale di quadri moderni che si tenne alla Società Donatello di Firenze e, sempre nell'81, raggiunse, con la madre, la sorella Amelia a Firenze stabilendo lo studio in via degli Orti Oricellai. Da questo momento la sua partecipazione alle mostre nazionali si fece più intensa: espose alla Promotrice di Firenze nell'81, nell'85, nell'88, '89, '90, '91, nel '93 e '94, nel '97, nel '99, nel 1901 e 1903. Nel 1882 espose alcuni paesaggi all'Esposizione d'arte moderna al lungarno Corsini. Alla Promotrice di Torino fu presente nel 1882, '83, '84, nel 1889, nel 1891, '92, '93, '96 e nel 1901 e 1903. A Milano espose a Brera nel 1883 e nel 1885; alla Promotrice nel 1886 e alla Triennale nel 1891 e nel 1900. A Roma espose alla Mostra internazionale di belle arti nel 1883 Un giorno di riposo, Mancante all'appello, Radunata di caccia grossa e Ultimo porto d'armi. Nel 1886 ottenne un buon successo di vendite alla Prima Esposizione di belle arti di Livorno ove espose Pointers, Sulla traccia, Partenza per la caccia grossa e Ali; mentre a Bologna partecipò alla Promotrice nel 1888.
Fino a quando la salute glielo permise, il C. trascorse lunghi periodi nella Maremma ospite dei Corsini, dei Collacchini e del marchese E. Niccolini per il quale eseguì un affresco a Camugliano (Ponsacco), intitolato Sola natura ispiratrice è all'arte. Nel 1890 l'artista eseguì numerosi bozzetti a Celle e a Varazze, in Liguria, dove egli era stato per qualche tempo ospite di amici. Trasferito lo studio in via dei Della Robbia, al n. 12, nel 1891 incominciò a dedicare sempre più tempo a scrivere racconti spesso illustrati con gustosi disegni e a collaborare con giornali italiani e stranieri con recensioni di mostre e articoli di critica. Nel 1896, quale segretario del comitato promotore della Festa dei fiori e dell'arte, curò una lodatissima mostra di uccelli di ogni tipo e specie. Negli stessi anni, su consiglio di V. Corcos, aprì insieme con F. Gioli a Firenze un corso di pittura per signorine.
Tranne un breve viaggio in Umbria nel 1902 e qualche breve periodo di soggiorno a Livorno, il C. trascorse gli ultimi anni della sua vita a Firenze, dove il 19 dic. 1903 morì assistito dal fratello Olinto e dal fedele amico Belimbau.
Buon disegnatore, si dedicò anche all'acquaforte incidendo numerose lastre: tra le migliori una Testa di cinghiale pubblicata nel suo libro Fra le carte di Eugenio Cecconi...,ed. post. a Firenze nel 1906, per interessamento delle allieve, in 150 esemplari numerati e corredati da trenta illustrazioni originali. Il libro raccoglie vivaci prose e poesie ispirate per lo più alla Maremma. Negli anni della vecchiaia attese pure alla traduzione del Cyrano de Bergerac e dei Romanesques di E. Rostand, che però non furono pubblicati. Di buona cultura e schivo della notorietà, lasciò, infine, un ricordo di sé come garbato uomo di spirito, affabile e pieno di una serena gioia di vivere.
Sue opere figurano alla Gall. naz. d'arte mod. di Roma (Partenza per la caccia grossa, acquistato nel 1891), alla Galleria d'arte moderna di Firenze (Caccia al cinghiale nel padule di Burano, Autoritratto, Nebbie sui monti, Lavandaia, Studio di figura femminile, Il vergato, Tramonto sul mare, Acque morte e Inondazione), al Museo civico "G. Fattori" di Livorno (Le cenciaiole livornesi eBracchiere), nella raccolta Grassi della Galleria d'arte moderna di Milano (Paesaggio umbro e Paesaggio lacustre, disegni a penna, entrambi del 1902), alla Galleria d'arte moderna di Torino (Cani alla posta) e al Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi (quarantuno tra acqueforti e disegni). Dopo la morte, opere sono state esposte (1904) alla Società "Leonardo da Vinci" di Firenze; nel 1910 alla Promotrice di Firenze e alla Seconda Esposizione provinciale di Arezzo; nel 1933 alla Esposizione commemorativa del novantennio della Promotrice fiorentina; nel 1934 alla Mostra dei soci scomparsi della "Leonardo da Vinci" a Firenze; nel 1940 alla Triennale d'Oltremare a Napoli; nel 1942 alla Mostra di disegni italiani dell'Ottocento, agli Uffizi; nel 1945 alla Mostra di dipinti dell'Ottocento, all'associazione "F. Francia" di Bologna; nel 1946 alla Mostra dei macchiaioli in palazzo Pitti; nel 1947 alla Mostra d'arte antica, dell'Ottocento e contemporanea toscana a palazzo Strozzi; nel 1948 alla Mostra dell'Ottocento livornese a Livorno; nel 1951 alla XXIII Mostra di pittura e scultura del Gruppo labronico a Livorno; nel 1992 alla Mostra del centenario della Promotrice di Torino; nel 1953 alla Mostra di pittura dell'Ottocento e del Novecento nelle coll. private pratesi a Prato; nel 1962 alla Mostra degli artisti italiani dal Quattrocento ad oggi, alla galleria D'Urso a Roma; nel 1966 alla Mostra "Tricca caricaturista", alla Galleria d'arte contemporanea di Arezzo; nel 1967 alla Mostra "Omaggio a N. Cannicci" ed altre opere di macchiaioli toscani a San Gimignano; nel 1970 alla Seconda Mostra di primavera a Bologna e alla mostra intitolata "Dieci opere di tradizione toscana" nella Galleria d'arte moderna di Firenze; nel 1971 alla Mostra di disegni italiani del XIX secolo al Gabinetto degli Uffizi. Infine, nel 1974 fu allestita la grande retrospettiva del C. nel Museo civico di Livorno.
giovedì 21 aprile 2016
FILIPPO PALIZZI (Vasto, 1818 - Napoli, 1899): Dopo il diluvio (Uscita degli animali dall'Arca), 1861, olio su tela, 185 x 266 cm - Location: Galleria Nazionale di Capodimonte, Napoli
INV. N. 1387
Dopo il diluvio
Dopo il diluvio
Il dipinto riscosse subito un grande successo di pubblico e fu premiato a Parigi.E' una significativa attestazione del "naturalismo palizziano", cioè del particolare metodo di studio dal vero degli animali assunti come modelli per i quadri.
Integra la figurazione del dipinto una cornice in legno intagliato e dorato eseguita dal fiorentino Pietro Cheloni su progetto dello stesso Palizzi. Con l'insolita decorazione di stelline e raggi dorati, dominata in alto dalla figura a rilievo dell'Eterno Padre, il pittore intese estendere la composizione oltre il limite della tela, coinvolgendo al cornice stessa.
Presso la Galleria dell'Accademia di Napoli esiste l'idea iniziale dell'opera, di dimensioni ridotte e con un numero inferiore di animali.
(Fonte: Museo di Capodimonte, Mariaserena Mormone - Ed Touring Club Italiano, 2014)
mercoledì 20 aprile 2016
FILIPPO PALIZZI (Vasto, 1818 - Napoli, 1899): Fanciulla sulla roccia a Sorrento, 1871, olio su tela, 54.8 × 79.5 cm - Location: Fondazione Internazionale Balzan, Milano
INV. N. 1385
Sul bordo dello scoglio l'autore ha inserito questa scritta, che forse può dirci qualcosa sui motivi ispiratori del dipinto: Egli, che mi pose a giacere su questa roccia, mi dice di guardarti da mattina a sera e dirti sempre: sii felice.Felice.
Sul bordo dello scoglio l'autore ha inserito questa scritta, che forse può dirci qualcosa sui motivi ispiratori del dipinto: Egli, che mi pose a giacere su questa roccia, mi dice di guardarti da mattina a sera e dirti sempre: sii felice.Felice.
martedì 19 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
CRIVELLI Carlo, Italian painter, Venetian school (1430/35, Venezia - 1495, Camerino, Marche): Altare di San Domenico ad Ascoli Piceno, polittico, 1476, tempera su tavola - Location: National Gallery, Londra
INV. N. 1380
Descrizione:
Nel pannello centrale: Vergine col Bambino
Nei pannelli laterali destro e sinistro e in quelli superiori sono raffigurati dall'alto in basso e da sinistra a destra: San Francesco d'Assisi, Sant'Andrea, Sant'Etienne, San Tommaso d'Aquino, San Giovanni Battista, San Pietro, Santa Caterina e San Domenico.
domenica 17 aprile 2016
sabato 16 aprile 2016
# REFERENDUM NAZIONALE DEL 17 APRILE 2016 #STOPTRIVELLE #IOVOTOSI
REFERENDUM NAZIONALE DEL
17 APRILE 2016
#STOPTRIVELLE
#IOVOTOSI
PER FERMARE LE INUTILI TRIVELLAZIONI NEI NOSTRI MARI, ENTRO LE 12 MIGLIA MARINE ANDIAMO A VOTARE E VOTIAMO SI
venerdì 15 aprile 2016
CARLO MARATTA o MARATTI (1625, Camerano - 1713, Roma): Ratto di Europa, 1680-1685, olio su tela, 248 × 424 cm - Location: National Gallery of Ireland, Dublino
INV. N. 1370
MARATTA, Carlo
di Luca Bortolotti
(dal Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani - Volume 69, 2007)
Per leggere il testo integrale cliccate sul testo sottostante:
MARATTA (o Maratti), Carlo. - Nacque a Camerano, nei pressi di Ancona, il 18 maggio 1625, figlio di Tommaso (di natali dalmati) e di Faustina Masini. Grazie al sostegno economico dell'amico di famiglia Corinzio Benincampi (segretario di Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII), appena undicenne il M. si trasferì a Roma, stando a Giovan Pietro Bellori (fonte principe e mirabilmente dettagliata sul M., di cui fu intimo amico e interlocutore culturale privilegiato), a seguito degli incoraggiamenti ricevuti da parte di Andrea Camassei, che aveva avuto modo di apprezzare alcune prove grafiche del giovanissimo artista (pp. 574 s.). Nella città capitolina fu quindi ospitato dal fratellastro Bernabeo Francioni (pittore a sua volta, ma di nessuna fortuna): e colà si sarebbe svolta tutta l'esistenza del M. pressoché senza soluzione di continuità. Subito dopo il suo arrivo, probabilmente nello stesso 1636, egli entrò a far parte della prestigiosa bottega di Andrea Sacchi, presso la quale rimase sino alla morte del maestro nel 1661: e di questo ben presto il M. divenne il migliore collaboratore e seguace, al punto di meritare il soprannome di "Carluccio d'Andrea Sacchi". I primi anni romani del M. furono altresì caratterizzati da uno studio caparbio dei testi chiave del Rinascimento maturo, in primis le opere vaticane di Raffaello, esempio affatto ineludibile stante la sua immediata adesione al paradigma classicistico.
giovedì 14 aprile 2016
CHRISTIAN BERENTZ (Amburgo, 1658 - Roma, 1722) e CARLO MARATTA (Camerano, 1625 - Roma, 1713): Loggia con giardino, 1696, olio su tela, 245 x 170 cm - Location: Galleria Nazionale di Capodimonte, Napoli
INV. N. 1369
Loggia con giardino
Loggia con giardino
Il dipinto, firmato e datato 1696, è considerato tra i capolavori di Christian Berentz, pittore di nature morte di origine tedesca, ma attivo soprattutto a Roma. E' stato eseguito in collaborazione con Carlo Maratta, autore della figura femminile e del bambino che porge il grappolo d'uva, per monsignor Rezzonico e acquistato poi dal marchese Pallavicini. Dalla collezione di quest'ultimo, grande estimatore e principale committente del Berentz, la tela passò, insieme ad altre, nella collezione Arnaldi di Firenze e fu venduto al Real Museo Borbonico dal conte Potocky. Questa grandiosa composizione di fiori e frutta, raffinati oggetti di vetro e di argento, si caratterizza per la ricchezza cromatica e per l'atmosfera trasparente e cristallina. E' stata indicata la grande affinità fra il Berentz e Cristofoto Munari, pittore di nature morte emiliano, attivo a Roma nei primi anni del Settecento. Il dipinto di Capodimonte è altresì un esempio significativo dell'affermazione di nuovi motivi iconografici nell'ambiente romano, dove pittori come Pietro Navarra, Gabriello Salci e soprattutto Maximilian Pfeiler furono infliuenzati dalle opere del Berentz.
(Fonte: Museo di Capodimonte, Brigitte Daprà, Ed Touring Club Italiano, 2014)
mercoledì 13 aprile 2016
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