venerdì 22 aprile 2016

EUGENIO CECCONI (Livorno, 1842 - Firenze, 1903): Lavandaie a Torre del Lago, 1880, olio su tela, 50,5 x 106,5 cm - Location: Museo Nazionale Scienza e Tecnologia "Leonardo da Vinci", Milano

INV. N. 1389

CECCONI, Eugenio

(dal Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - Volume 23 -1979)

di Giuseppe Basile
Figlio di Carlo e di Amalia Chellini, nacque l'8 settembre del 1842 a Livorno. Compiuti i suoi studi nel Collegio nazionale di Torino tra il 1853 e il 1858, il C. fece ritorno a Livorno in tempo per assistere ai preparativi dei patrioti livornesi per la seconda guerra di indipendenza alla quale prese parte anche il padre, fervente patriota. Avviato agli studi giuridici, conseguì la laurea in legge a Pisa dove, contemporaneamente, studiò pittura col paesaggista R. Fezzi. Fece poi pratica legale presso lo studio fiorentino del deputato liberale L. Cempini, pur continuando a coltivare i suoi interessi per la pittura e frequentando, sembra, i corsi dell'Accademia di belle arti tenuti da E. Pollastrini. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1865, il C. si arruolò volontario nel '66 tra i bersaglieri del generale Cialdini, senza però prendere parte alle operazioni militari. Finita la guerra, egli decise di dedicarsi completamente alla pittura e prese uno studio a Livorno, in corso Amedeo, insieme all'amico A. Belimbau. Incominciò allora a frequentare D. Martelli e il ritrovo dei macchiaioli a Castiglioncello dove conobbe, tra gli altri, G. Boldini, per il quale posò per un ritratto,e G. Abbati, al quale si legò di una breve ma feconda amicizia. È comunque nel fervido clima di Castiglioncello che si compie la vera formazione artistica del C., libero da regole accademiche, dedito soprattutto allo studio dal vero, a diretto contatto con la natura. Vicino a G. Fattori (del quale egli fece anche un ritratto, Fattori che dipinge, Livorno, coll. Angiolini, illustr. in Monteverdi, I, n. 496), ne condivise l'amore per la Maremma toscana, specializzandosi nel ritrarre animali e scene venatorie, assecondando in ciò la propria passione per la caccia. Di lui si è molto lodata la capacità di rendere i vari atteggiamenti degli animali colti nella corsa o nell'atto di balzar sulla preda con immediatezza e vivacità, doti che gli riconobbe anche l'amico T. Signorini (G. Daddi, T. Signorini, Lecco 1971, p. 109).

Espose per la prima volta nel 1869 un Paesaggio alla Promotrice di Torino; quindi, nel '72, partecipò alla seconda Esposizione nazionale di Milano con Macchiajole di Tombolo e La prima beccaccia. Per essere più a contatto con la natura, nel 1873 trasferì lo studio a Ceppato, presso Lari, e, nel luglio del '75, forse col Belimbau, fece un viaggio in Tunisia che segnò una svolta importante nella sua formazione. Coste della Tunisia, Una via di Tunisi, Un mercato a Tunisi, Caffè arabo, Arco nella Tunisi vecchia, Il muro,Danze arabe, Figura orientale, Negro, Giardino arabo, Cortile di Rab-el-afrit, quest'ultimo esposto nel 1878 sia a Brera sia alla Promotrice di Torino, rivelano, infatti, uno studio più approfondito della luce e del colore. Nel 1877 cambiò nuovamente studio, stabilendosi a Torre del Lago e, nello stesso anno, espose Mezza festa alla Promotrice di Torino. Nel 1879 eseguì La lacciaia ePian d'Alma e l'anno seguente una delle sue opere più note: Cenciaiole livornesi.

Nel 1880 e 1881 espose Il riposo all'Esposizione internazionale di quadri moderni che si tenne alla Società Donatello di Firenze e, sempre nell'81, raggiunse, con la madre, la sorella Amelia a Firenze stabilendo lo studio in via degli Orti Oricellai. Da questo momento la sua partecipazione alle mostre nazionali si fece più intensa: espose alla Promotrice di Firenze nell'81, nell'85, nell'88, '89, '90, '91, nel '93 e '94, nel '97, nel '99, nel 1901 e 1903. Nel 1882 espose alcuni paesaggi all'Esposizione d'arte moderna al lungarno Corsini. Alla Promotrice di Torino fu presente nel 1882, '83, '84, nel 1889, nel 1891, '92, '93, '96 e nel 1901 e 1903. A Milano espose a Brera nel 1883 e nel 1885; alla Promotrice nel 1886 e alla Triennale nel 1891 e nel 1900. A Roma espose alla Mostra internazionale di belle arti nel 1883 Un giorno di riposo, Mancante all'appello, Radunata di caccia grossa e Ultimo porto d'armi. Nel 1886 ottenne un buon successo di vendite alla Prima Esposizione di belle arti di Livorno ove espose Pointers, Sulla traccia, Partenza per la caccia grossa e Ali; mentre a Bologna partecipò alla Promotrice nel 1888.

Fino a quando la salute glielo permise, il C. trascorse lunghi periodi nella Maremma ospite dei Corsini, dei Collacchini e del marchese E. Niccolini per il quale eseguì un affresco a Camugliano (Ponsacco), intitolato Sola natura ispiratrice è all'arte. Nel 1890 l'artista eseguì numerosi bozzetti a Celle e a Varazze, in Liguria, dove egli era stato per qualche tempo ospite di amici. Trasferito lo studio in via dei Della Robbia, al n. 12, nel 1891 incominciò a dedicare sempre più tempo a scrivere racconti spesso illustrati con gustosi disegni e a collaborare con giornali italiani e stranieri con recensioni di mostre e articoli di critica. Nel 1896, quale segretario del comitato promotore della Festa dei fiori e dell'arte, curò una lodatissima mostra di uccelli di ogni tipo e specie. Negli stessi anni, su consiglio di V. Corcos, aprì insieme con F. Gioli a Firenze un corso di pittura per signorine.

Tranne un breve viaggio in Umbria nel 1902 e qualche breve periodo di soggiorno a Livorno, il C. trascorse gli ultimi anni della sua vita a Firenze, dove il 19 dic. 1903 morì assistito dal fratello Olinto e dal fedele amico Belimbau.

Buon disegnatore, si dedicò anche all'acquaforte incidendo numerose lastre: tra le migliori una Testa di cinghiale pubblicata nel suo libro Fra le carte di Eugenio Cecconi...,ed. post. a Firenze nel 1906, per interessamento delle allieve, in 150 esemplari numerati e corredati da trenta illustrazioni originali. Il libro raccoglie vivaci prose e poesie ispirate per lo più alla Maremma. Negli anni della vecchiaia attese pure alla traduzione del Cyrano de Bergerac e dei Romanesques di E. Rostand, che però non furono pubblicati. Di buona cultura e schivo della notorietà, lasciò, infine, un ricordo di sé come garbato uomo di spirito, affabile e pieno di una serena gioia di vivere.




Sue opere figurano alla Gall. naz. d'arte mod. di Roma (Partenza per la caccia grossa, acquistato nel 1891), alla Galleria d'arte moderna di Firenze (Caccia al cinghiale nel padule di Burano, Autoritratto, Nebbie sui monti, Lavandaia, Studio di figura femminile, Il vergato, Tramonto sul mare, Acque morte e Inondazione), al Museo civico "G. Fattori" di Livorno (Le cenciaiole livornesi eBracchiere), nella raccolta Grassi della Galleria d'arte moderna di Milano (Paesaggio umbro e Paesaggio lacustre, disegni a penna, entrambi del 1902), alla Galleria d'arte moderna di Torino (Cani alla posta) e al Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi (quarantuno tra acqueforti e disegni). Dopo la morte, opere sono state esposte (1904) alla Società "Leonardo da Vinci" di Firenze; nel 1910 alla Promotrice di Firenze e alla Seconda Esposizione provinciale di Arezzo; nel 1933 alla Esposizione commemorativa del novantennio della Promotrice fiorentina; nel 1934 alla Mostra dei soci scomparsi della "Leonardo da Vinci" a Firenze; nel 1940 alla Triennale d'Oltremare a Napoli; nel 1942 alla Mostra di disegni italiani dell'Ottocento, agli Uffizi; nel 1945 alla Mostra di dipinti dell'Ottocento, all'associazione "F. Francia" di Bologna; nel 1946 alla Mostra dei macchiaioli in palazzo Pitti; nel 1947 alla Mostra d'arte antica, dell'Ottocento e contemporanea toscana a palazzo Strozzi; nel 1948 alla Mostra dell'Ottocento livornese a Livorno; nel 1951 alla XXIII Mostra di pittura e scultura del Gruppo labronico a Livorno; nel 1992 alla Mostra del centenario della Promotrice di Torino; nel 1953 alla Mostra di pittura dell'Ottocento e del Novecento nelle coll. private pratesi a Prato; nel 1962 alla Mostra degli artisti italiani dal Quattrocento ad oggi, alla galleria D'Urso a Roma; nel 1966 alla Mostra "Tricca caricaturista", alla Galleria d'arte contemporanea di Arezzo; nel 1967 alla Mostra "Omaggio a N. Cannicci" ed altre opere di macchiaioli toscani a San Gimignano; nel 1970 alla Seconda Mostra di primavera a Bologna e alla mostra intitolata "Dieci opere di tradizione toscana" nella Galleria d'arte moderna di Firenze; nel 1971 alla Mostra di disegni italiani del XIX secolo al Gabinetto degli Uffizi. Infine, nel 1974 fu allestita la grande retrospettiva del C. nel Museo civico di Livorno.

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