sabato 5 marzo 2016

ISAAC LEVITAN (Kybartai, Lituania, 30 agosto 1860 - Mosca, Russia, 4 agosto 1900): Giorno d'autunno, Sokolniki, 1879, olio su tela, 63 x 50 cm - Gallery: Tretyakov Gallery, Moscow, Russia

INV. N. 1321


Levitan, Isaak Il´ič


Levitan ‹l'iv'itàn›, Isaak Il´ič. - Pittore lituano (Kibartai, Lituania, 1860 - Mosca 1900), uno dei più
significativi paesaggisti russi del sec. 19º. Membro del gruppo degli Ambulanti, partecipò successivamente anche alle mostre del Mondo dell'Arte. In Francia, nel 1889, ammirò soprattutto Corot e gli artisti di Barbizon ma fu anche in contatto con gli impressionisti. Allievo di V. D. Polenov, ne sviluppò il delicato paesaggismo trasfigurandolo in atmosfere cariche di lirismo e pervase da un lieve accento intimo e malinconico (Primavera, acqua in piena, 1897, e Dopo la pioggia, Plios, 1889, entrambi a Mosca, Galleria Tret´jakov; Il lago, 1900,San Pietroburgo, Museo Russo).


(Fonte: Enciclopedia on-line Treccani)




martedì 1 marzo 2016

PAUL CEZANNE (1839 - 1906; Aix-en-Provence, France): Sentiero di accesso alla foresta, 1879, olio su tela - Collezione privata

INV. N. 1320




SIMON VOUET (Parigi, 1590 - 1649): Crocifissione, prima metà XVII sec., olio su tela, 216 × 146 cm - Gallery: Museum of Fine Arts, Lione, Francia

INV. N. 1319




VISITA al CORRIDOIO VASARIANO della GALLERIA DEGLI UFFIZI di FIRENZE


(Video realizzato dalla Art Media Studio Firenze
e tratto alla pagina Fecebook di Musei Italiani)

Video di una visita al corridoio Vasariano fatta da soli, senza fretta e nel più religioso silenzio, godendosi non solo le opere meravigliose ivi esposte, tutti i ritratti e/o gli autoritratti dei più grandi e meno grandi artisti dell'arte pittorica, ma anche le bellissime vedute di Firenze, dell'Arno e di Ponte Vecchio dalle finestre e dagli oblò del corridoio stesso.  
Una passeggiata in solitaria che si può solo sognare di poter fare!

Per visualizzare il video cliccare sul titolo.




domenica 28 febbraio 2016

François Marius GRANET (Aix-en-Provence, 1775 - 1849): L'Alchimista, primi 1800, olio su tela, 48,3 x 61 cm - Gallery: Chemical Heritage Foundation, Philadelphia, Pennsylvania

INV. N. 1313



L'Alchimista

L'Alchimista si trova in una stanza con volta a botte in gran parte vuota, illuminata da una finestra al centro della parete di fondo. Si trova solo intento alla lettura di un piccolo libro. Egli è nanizzato dalle dimensioni della camera, quasi perso contro lo sfondo. Il suo vestito suggerisce che sia di epoca antecedente, anche se indeterminata. La luce dalla finestra proietta l'ombra dell'alchimista e delle attrezzature varie nella sala. L'alto soffitto a volta della stanza è scheggiato, incrinato e sbiadito. Ragnatele e polvere sono visibili. La sala contiene solo pochi pezzi isolati di attrezzature: un globo, vetri, stoffa rossa. La storta sotto la finestra è un riflesso della fantasia del pittore, piuttosto che una rappresentazione accurata di un apparecchio scientifico.



sabato 27 febbraio 2016

François Marius GRANET (Aix-en-Provence, 1775 - 1849): Il pittore Jacques Stella in prigione, 1810, olio su tela, 194 x 144 cm - Gallery: Museo Pushkin di Belle Arti., Mosca

INV. N. 1312


Anna Ottani Cavina

TERRE SENZ'OMBRA

François-Marius Granet, l'artista che visse due volte - Dipingere il silenzio

"Su quel tessuto della storia, Granet impone la sua visione d'artista: costruzioni prospettiche teatrali e arcaiche, grande attenzione al dettaglio archeologico, un'austerità nel comporre - contrappunto neomedievale alle neodorica elementarietà di David - e un vero talento nel dosare le schegge di luce nel buio. Salvando una purezza, un'intimità, un'esigenza di introspezione che, nella lettura penetrante di Robert Rosenblum, lo avvicinano alla spiritualità luterana di Friedrich, maestro supremo del silenzio." 





PIERO DI COSIMO (Firenze, 1462 - 1521): Ritrovamento di Vulcano, 1490 ca., oil on canvas, 155×174 cm - Gallery: Hartford, Connecticut, Wadsworth Atheneum

INV. N. 1311


Piero di Cosimo - Cenni biografici e opere - Enciclopedia Treccani on-line




venerdì 26 febbraio 2016

PIERO DI COSIMO (Firenze, 1462 - 1521): Andromeda liberata da Perseo, 1510-1515 ca. olio su pannello, 70 x 123 cm - Gallery. Galleria degli Uffizi, Firenze

INV. N. 1310


Piero di Cosimo - Cenni biografici e opere - Enciclopedia Treccani on-line

Liberazione di Andromeda

In quest'opera singolarissima l'eccentrico pittore narra con notevole senso scenografico il mito di Perseo che libera Andromeda uccidendo il mostro marino. La composizione è dominata dal drago agonizzante, ma l'occhio si perde nel paesaggio d'invenzione, reso con una sensibilità per il dettaglio che sembra fiamminga. Piero si è sbizzarrito nell'esotismo dei personaggi con turbante alle due estremità del dipinto, nell'acqua che sciaborda a riva, studiata goccia per goccia, nelle casette di legno e paglia poggiate su improbabili cocuzzoli. Sono certo di fantasia gli strumenti musicali senza cassa armonica o senza corde, che non potrebbero mai suonare. 
Il disegno dell'opera sembra sia di Leonardo.

(Fonte: Galleria degli Uffizi - Gloria Fossi - Ed Giunti, 2010 - pag. 202)






François Marius GRANET (Aix-en-Provence, 1775 - 1849): Il coro della chiesa dei Cappuccini di Santa Maria della Concezione a Via Veneto a Roma, 1808 ca., Olio su tela, 93 x 73,5 cm - Gallery: Musée des Beaux-Arts. Lione, Francia

INV. N. 1309

Dipingere il silenzio

di

Anna Ottani Cavina

(Docente di Storia dell'Arte all'Università di Bologna, ideatrice e direttrice della Fondazione Federico Zeri, insegna alla Johns Hopkins University SAIS Europe)

Per collocare Granet nella prospettiva corretta di pittore di storia, e coglierne la seduzione narrativa conviene partire dalla fine. 
Negli anni in Géricault e la sua Zattera della Medusa infiammavano i cuori al Salon, il giovane duca Filippo d'Orléans, futuro sovrano di Francia, dichiarava il suo amore per la pittura di Granet: "Amo immensamente quelle chiese, quelle cappelle, i monaci, i chiostri, i riti religiosi...". Le immagini claustrali di Granet introducevano infatti, dopo il trauma della Rivoluzione, un'armonia, una spiritualità, una bellezza vicina al misticismo neomedievale di Chateaubriand e davano forma a quel desiderio di innocenza che seguiva il tempo degli eccessi giacobini.
Dipingendo, in apertura di secolo, l'emozione delle cattedrali silenti e la riscoperta dello spirito monastico, Granet era stato all'origine di una vera rivoluzione della sensibilità.
Piu tardi il suo repertorio di chiostri, catacombe, monasteri, cripte umide e oscure, e la sua esaltazione di una fede innocente alimenteranno quel revival cattolico che, negli anni fra la Restaurazione dei Borbone e la monarchia degli Orléans, proiettava sulle sofferenze dei primi cristiani i patimenti subiti negli anni del Terrore. 

( da Terre senz'ombra - Anna Ottani Cavina - Ed. Adelphi, 2015 - pagg.327-329)




lunedì 22 febbraio 2016

JULES BRETON (Courrieres, 1827 - Parigi, 1906): Le spigolatrici, 1854, olio su tela, 93 x 138 cm - Gallery: National Gallery of Ireland, Dublino, Irlanda

INV. N. 1308


BRETON, Jules. - Pittore francese, nato a Courrière (Pas-de-Calais) il 1° maggio 1827, morto a Parigi il 5 luglio 1906. Allievo di Felix de Vigne a Gand e del Drolling a Parigi, rappresenta col Lhermitte e col Bastien-Lepage la tradizione del naturalismo rustico, avvivato nell'opera del Breton di intima poesia. Tra le numerose opere, le più celebri sono: La benedizione del grano (1857); Il ritorno dei mietitori (1853); le Spigolatrici. Fu poeta, critico, romanziere.
(Fonte: Enciclopedia Italiana Treccani, 1930)



domenica 21 febbraio 2016

JULES BRETON (Courrieres, 1827 - Parigi, 1906): La fine della giornata di lavoro, 1886-87, olio su tela, 84 × 120 cm - Gallery: Brooklyn Museum of Art, New York

INV. N. 1307



BRETON, Jules. - Pittore francese, nato a Courrière (Pas-de-Calais) il 1° maggio 1827, morto a Parigi il 5 luglio 1906. Allievo di Felix de Vigne a Gand e del Drolling a Parigi, rappresenta col Lhermitte e col Bastien-Lepage la tradizione del naturalismo rustico, avvivato nell'opera del Breton di intima poesia. Tra le numerose opere, le più celebri sono: La benedizione del grano (1857); Il ritorno dei mietitori (1853); le Spigolatrici. Fu poeta, critico, romanziere.
(Fonte: Enciclopedia Italiana Treccani, 1930)


venerdì 19 febbraio 2016

SCULTURE ANTICHE: Corridori, copie di epoca romana da originali greci, IV - III sec. a. C., sculture in bronzo - Gallery: Museo Archeologico Nazionale, Napoli

INV. N. 1305


Statue di corridori

Coppia di figure maschili nude, con la gamba sinistra flessa ed avanzata, la destra arretrata, il busto piegato in avanti, con il braccio destro flesso ed il sinistro disteso verso il ginocchio. Collocate insieme nel peristilium grande della Villa dei Papiri di Ercolano, sono verosimilmente le copie di due sculture greche della fine del IV - inizio del III sec. a.C., celebranti atleti vincitori in uno dei grandi giochi panellenici. Su che tipo di atleti rappresentino si è lungo discusso. L'atteggiamento della mano destra protesa in avanti, quasi a configurare una sorta di presa, farebbe pensare a lottatori ritratti in posizione di guardia, sebbene l'inclinazione eccessiva del busto risulti anomala per questo tipo di competizione e la poca mobilità dei piedi appaia non consona ad una pratica sportiva in cui è richiesta la massima aderenza alla superficie. Il tipo di muscolatura esile, l'avanzamento del piede sinistro, quasi ad immaginare l'atleta posto sulla linea di partenza di una gara di corsa, laddove era collocata una sorta di incavo per favorire lo slancio iniziale, fanno decisamente propendere per la rappresentazione di corridori. La collocazione delle due statue di corridori nei pressi della statua bronzea di Hermes a riposo, pure conservata nel Museo di Napoli, rappresenta un evidente richiamo al tema del Ginnasio, di cui Hermes Enagònios (Hermes quale giudice di gara, combattimento, lotta) rappresentava il dio protettore. 




SCULTURE ANTICHE: Hermes in riposo, ante 79 d. C., scultura in bronzo, copia di epoca romana da originale greco - Gallery: Museo Archeologico Nazionale, Napoli

INV. N. 1304


L' Hermes in riposo è una scultura in bronzo di epoca romana databile a prima del 79 d.C. e conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di NapoliLa scultura fu rinvenuta a seguito degli scavi dell'area vesuviana nel 1758 presso la Villa dei Papiri di Ercolano.

L'opera, che raffigura il dio Hermes seduto su una roccia, è ritenuta copia romana da un'originale greco del IV a.C. circa, attribuito a Lisippo su base stilistica, ma non attestato dalle fonti letterarie antiche. Il tipo, riprodotto in diverse copie, prende il nome di Hermes Merida-Vienna dalle copie principali, quella marmorea di Mérida e quella bronzea del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
La Villa dei Papiri, chiamata anche Villa dei Pisoni, si situa al di fuori delle mura di Ercolano. Tuttora sepolta ad una notevole profondità (oltre 20 metri), è stata esplorata in epoca borbonica fra il 1750 ed il 1765 con il sistema dei cunicoli, grazie al quale sono state individuate e riportate alla luce 93 opere d'arte, per lo più statue in bronzo e marmo, che costituiscono solo una parte della ricca decorazione della villa, oltre alla biblioteca di 1758 rotoli di papiri, con testi greci di filosofia epicurea, che hanno dato il nome alla villa. Scavi recentissimi (anni '90) hanno fatto recuperare altre 4 opere d'arte.





domenica 14 febbraio 2016

GUERCINO, Giovanni Francesco Barbieri (Cento, 1591 - Bologna, 1666): Et in Arcadia ego, 1618, olio su tela, 78 x 89 cm - Gallery: Galleria Nazionale d'Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma

INV. N. 1300


Et in Arcadia ego

Questo è uno dei dipinti più noti del Guercino. Essa mostra due pastorelli che hanno scoperto un teschio. Il titolo potrebbe essere interpretato come una frase pronunciata da Morte ( "Anche io sono in Arcadia"). Ma ogni significato morale per il lavoro si perde in un momento di pura contemplazione.
Questo dipinto è direttamente collegato al Apollo e Marsia che Guercino effettua per il Granduca di Toscana nel 1618 (Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze): entrambe le immagini hanno lo stesso gruppo di pastori. In questo quadro, Guercino trasforma gli spettatori in protagonisti. Un'esplorazione efficace del memento mori che ottiene con l'aggiunta del cranio, e la scritta Et in Arcadia ego. Opera giovanile del Guercino, il dipinto è stato eseguito prima del suo periodo romano (1621-1623) e dopo il suo viaggio a Venezia, dove questo tipo di moralizzante allegoria era molto popolare. La tela è stata datata alternativamente al 1618 e il 1622.
L'iconografia del memento mori in un ambiente pastorale, derivata dalle Ecologues di Virgilio, era ben noto in arte veneziana e romana dal Rinascimento in poi; ma qui per la prima volta viene esplicitamente spiegata mediante l'aggiunta della scritta.

(da  Web Gallery of Art )




POUSSIN, Nicolas French painter (b. 1594, Les Andelys, d. 1665, Roma): I pastori d'Arcadia ("Et in Arcadia ego"), 1629-30 ca, olio su tela, 101 x 82 cm - Gallery: The Duke of Devonshire Collection, Chatsworth

INV. N. 1299


I pastori d'Arcadia

"La poesia di questo famoso quadro - cui Erwin Panofsky ha dedicato uno dei suoi raffinatissimi studi sul significato nelle arti visive - è ambientata in Arcadia, la regione della Grecia dove nasce il fiume Alfeo (qui di spalle, in primo piano) e dove il mito classico e rinascimentale colloca una società pastorale dedita al canto, all'ozio ed all'amore, e libera dal denaro, dalla guerra e dalla morte. Ebbene, Poussin sceglie (forse sulla scorta di un analogo quadro di Guercino dipinto circa dieci anni prima) di mostrarci proprio il momento in cui la conoscenza della morte penetra in Arcadia: due pastori e una pastorella scoprono, nella vegetazione, un grande sarcofago su cui poggia un teschio, e ne decifrano l'iscrizione consunta. "Et in Arcadia ego" (cioè: "Anche in Arcadia io", sottinteso "sono"); una frase che si immagina dettata dalla Morte stessa)."

[Tomaso Montanari - Il Barocco - Piccola Storia dell'Arte, Einaudi - 2012]



SIMON VOUET (Parigi, 1590 - 1649): Loth e le sue figlie, 1633, olio su tela - Gallery: Musée des Beaux-Arts de Strasbourg, Alsazia, Francia

INV. N. 1298





SIMON VOUET (Parigi, 1590 - 1649): La buona ventura, 1620 ca., olio su tela, 120x 170 cm - Gallery: National Gallery of Canada, Ottawa, Ontario

INV. N. 1297

Vouet, Simon

CENNI BIOGRAFICI E OPERE

Simon Vouet (Parigi 1590 - 1649). fu primo pittore di Luigi XIII e suo maestro di disegno, visse per un lungo periodo a Roma, dove nel 1624 divenne principe dell'Accademia di S. Luca, e dove fu influenzato dalle esperienze, che poi rielaborò in modo personale, della cerchia di Caravaggio e da G. Reni. Nel campo della decorazione monumentale Vouet portò in Francia grandi innovazioni riallacciandosi con grandiosità barocca alla smagliante tradizione che era stata fondata con la scuola di Fontainebleau, arricchendola con l'esperienza di artisti quali VeroneseCorreggioGiulio Romano.

Fu a Roma (1614-26), dopo un viaggio a Costantinopoli e a Venezia (1612); vicino alla cerchia caravaggesca, ne desunse molti elementi e motivi che elaborò in maniera del tutto personale insieme ad altri di origine manieristica (Nascita della Vergine, Roma,S. Francesco a Ripa, Scene della vita di s. Francesco, Roma, S. Lorenzo in Lucina). In questo periodo italiano interessante è anche l'avvicinamento alla semplicità classicheggiante e colta di G. Reni, riscontrabile, oltre che nell'Apparizione della Vergine a s. Bruno(Napoli, S. Martino), in molte composizioni note da incisioni di C. Mellan, come la Lucrezia. Tornato in Francia (1627), V., ebbe enorme successo: eseguì ritratti, diede cartoni per arazzi, dipinse in molti palazzi di Parigi ed ebbe grande importanza come fondatore di una scuola barocca mitigata da elementi classicheggianti, prettamente francese. Tra le opere di soggetto religioso, notevole la Presentazione al Tempio (Parigi, Louvre), commissionata nel 1641 da Richelieu per la chiesa dei gesuiti St. Paul-St. Louis, in cui il soggetto viene trattato in maniera meno enfatica, lo spazio è più accuratamente definito dalle architetture, e il colore più freddo mostra l'influenza di Philippe de Champagne. Dei pannelli con composizioni allegoriche una serie è conservata al Louvre e una Allegoria della Pace a Chatsworth; quest'ultima tutta concepita in termini di luce e colore, dal disegno più libero e dal modellato più morbido, rivela l'importanza che anche l'arte veneziana ebbe nella formazione di Vouet. Molte delle decorazioni pittoriche a Fontainebleau, per il Palais Royal, per l'Hôtel Séguier, per il castello di Rueil, ecc., ormai distrutte, ci sono note attraverso incisioni. Tra i suoi allievi E. Lesueur, Ch. Lebrun, P. Mignard.

(da Enciclopedia on line Treccani)




sabato 13 febbraio 2016

SIMON VOUET (Parigi, 1590 - 1649): Ritratto di giovane, 1623 ca., olio su tela, 64 x 48 cm - Gallery: Musée Réattu, Arles, Francia

INV. N. 1296


Così lo storico dell'arte, Tomaso Montanari parla dell'opera:

"Dopo aver seguito l'ambasciatore di Francia fino a Costantinopoli, (dove realizzò ritratti ottomani che si vorrebbe tanto poter conoscere), nel 1614 Simon Vouet venne inviato in Italia dal proprio re, per perfezionarsi nell'arte della pittura. I risultati superarono ogni previsione: a Roma egli si "convertì" al caravaggismo e fu tanto ammirato da dipingere per la basilica di San Pietro, e da esser confermato per tre anni alla guida dell'Accademia di San Luca. Accanto a quadri di genere e a quadri sacri, Vouet coltivò un'intensissima vena ritrattistica, alla quale appartiene questo volto straordianriamente vivo."
"Avrà vent'anni, questo ragazzo. Ci sente arrivare, si volta di scatto e - vedendoci - sgrana gli occhi e spalanca la bocca, salutandoci. Ed è tutto: niente oggetti ( si intravede giusto il pomo dell'elsa della spada), niente attributi sociali, niente ambiente, niente azione. Niente di niente, se non colore - marrone in tutti i toni, bianco abbagliante, il rosso delle labbra -, colore puro, spatolato, quasi materico: eppure trasmette una presenza tanto urgente, viva e parlante che fa quasi paura."

(Fonte: Tomaso Montanari - Il Barocco - Einaudi Editore - 2012) 



BERNINI, Gian Lorenzo [*] (1598, Napoli - 1680, Roma): Salvator Mundi, 1679 c., marmo, diaspro di Sicilia (piedistallo), h. 103 - Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, Roma

INV. N. 1295


Il busto del Salvatore (o Salvator Mundi) è l'ultima scultura di mano del genio del barocco Gian Lorenzo Bernini, eseguita nel 1679, quando l'artista aveva ormai ottant'anni, e da lui lasciata in testamento all' amica e committente la regina Cristina di Svezia[1]. Considerato perduto e riscoperto definitivamente nel 2001[3], è attualmente conservato nella basilica di San Sebastiano fuori le muraRoma.
Gesù Cristo, il Salvatore, è raffigurato «più grande del naturale» (103 cm) con la mano destra leggermente sollevata, come in atto di benedire. Bernini attribuiva particolare importanza a questo «divino simulacro» che egli chiamava il suo «beniamino», cui dedicò «tutti gli sforzi della sua cristiana pietà e dell'arte medesima»[1]. Dai contemporanei fu considerata un'opera straordinaria degno testamento dell'eccezionale carriera dell'artista[1]. Per Bernini l'opera mancava «di vivacità e tenerezza e delle altre buone qualità dell'operar suo» a causa dell'età avanzata[1].
[*] Lo storico dell'arte Tomaso Montanari, uno dei maggiori studiosi del Bernini, non ritiene la scultura opera dell'artista. (da Wikipedia)


  
 
 


venerdì 12 febbraio 2016

EDWARD HOPPER (Nyack, New York, 1882 - 1967): Camera di New York, 1940, olio su tela - Ubicazione ignota

INV. N. 1294

I "TIPI" DI HOPPER

Nel corso della sua vita, Hopper ha dichiarato che la sua arte non era una trascrizione esatta della natura; si trattava di una condensazione di molte scene e impressioni. (...) L'arte di Hopper dipendeva dalla memoria così come dall'ispirazione. Ha cercato sempre una scena tipica, non un unico, Il mondo reale era spesso troppo unico, e una versione locale specifica spesso non rendeva la comunanza della vera "scena americana", un termine che ha poi imparato a odiare perché è stato associato nella mente di molte persone con una visione nostalgica e romantica del mondo. 
La descrizione di Lloyd Goodrich delle origini della Camera di New York (1932) sottolinea il suo metodo di creazione:

L'idea per la Camera a New York era stata nella mia mente molto tempo prima del dipinto. E 'stata suggerita da scorci di interni illuminati visti durante le camminate lungo le strade della città di notte, probabilmente nei pressi del quartiere in cui vivo (Washington Square), anche se non è una strada particolare o di casa, ma è piuttosto una sintesi di molte impressioni ".

Lo spettatore implicito in questo dipinto è un abitante della città che, come un voyeur, conosce gli aspetti intimi della vita di sconosciuti. Hopper ha scelto di sfumare i tratti del viso della coppia e mostra loro solo come tipi, indicando così che la nostra visione del loro mondo non ci permette di comprendere loro come individui.



giovedì 11 febbraio 2016

EDWARD HOPPER (Nyack, New York, 1882 - 1967): Compartimento C, carrozza 293, 1938, olio su tela - Gallery: Collezione privata della IBM Corporation, Armonk, New York

INV. N. 1293


Hopper studiò a New York ed esordì come illustratore. Fu a Parigi nel 1906 e nel 1909. Indifferente a ogni tendenza d'avanguardia, da allora andò maturando uno stile inconfondibile, trattando gli aspetti della vita e del paesaggio americano, fissati in atmosfere immote e solitarie, con realismo accentuato. Ebbe notevole influenza sui pittori statunitensi.

In Compartimento C, carrozza 293 c'è una donna sola, assorta nella lettura del libro e nei suoi pensieri. I protagonisti di Hopper danno l'impressione di essere persone che tentano di sfuggire a qualcosa. Essi sono richiusi in se stessi e non riescono a ottenere la vita che vorrebbero. Fuggono la società degli altri, e vorrebbero fuggire da se stessi. Essi non sono veramente a casa da nessuna parte, né in una stanza né fuori, né al lavoro né in gioco, né soli né con gli altri. È per questo che sono in movimento. La loro casa è una stazione ferroviaria, un ristorante autostradale, un distributore di benzina, un hotel o motel, uno scompartimento del treno, uno snack bar, un foyer del teatro, un cinema.