domenica 22 aprile 2018

GIUSEPPE PALIZZI (Lanciano, Chieti, 1812 - Parigi, 1888): I carbonai (o La carboniera), 1855, Olio su tela - Napoli, Galleria dell'Accademia di Belle Arti

INV. N. 2104




PALIZZI, Giuseppe. – Figlio di Antonio e di Doralice del Greco, fratello maggiore dei pittori Filippo, Nicola e Francesco Paolo, nacque a Lanciano, in Abruzzo, il 19 marzo 1812. Avviato dal padre agli studi di giurisprudenza, li abbandonò nel 1835 per trasferirsi a Napoli a studiare pittura. Grazie a una segnalazione del ministro dell’Interno Nicola Santangelo al direttore del Real Istituto di belle arti Antonio Niccolini, ottenne la dispensa dell’età e fu ammesso fra gli alunni regolari dell’Istituto, con la possibilità di concorrere ai premi d’incoraggiamento. Cominciò a seguire prima i corsi di Anton Sminck van Pitloo, poi, dopo la morte di questi nel 1837, quelli di Gabriele Smargiassi, mentre frequentava privatamente anche l’atelier di Salvatore Fergola. Si avvicinò quindi tanto al paesaggismo della scuola di Posillipo, quanto al paesaggio storico tornato di moda in Italia grazie a Massimo d’Azeglio, seguito precocemente a Napoli da Beniamino De Francesco con il quale Palizzi strinse una solida e duratura amicizia. Nel 1838 dipinse L’Angelus della sera (Vasto, Pinacoteca civica).......>>> segue su Biografia di Giuseppe Palizzi di Mariantonietta Picone Petrusa - Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani - Volume 80 (2014)




GIUSEPPE PALIZZI (Lanciano, Chieti, 1812 - Parigi, 1888): Il mercato dei cavalli, 1880 ca., Olio su tela - Napoli, Collezione privata.

INV. N. 2103

PALIZZI, Giuseppe. – Figlio di Antonio e di Doralice del Greco, fratello maggiore dei pittori Filippo, Nicola e Francesco Paolo, nacque a Lanciano, in Abruzzo, il 19 marzo 1812. Avviato dal padre agli studi di giurisprudenza, li abbandonò nel 1835 per trasferirsi a Napoli a studiare pittura. Grazie a una segnalazione del ministro dell’Interno Nicola Santangelo al direttore del Real Istituto di belle arti Antonio Niccolini, ottenne la dispensa dell’età e fu ammesso fra gli alunni regolari dell’Istituto, con la possibilità di concorrere ai premi d’incoraggiamento. Cominciò a seguire prima i corsi di Anton Sminck van Pitloo, poi, dopo la morte di questi nel 1837, quelli di Gabriele Smargiassi, mentre frequentava privatamente anche l’atelier di Salvatore Fergola. Si avvicinò quindi tanto al paesaggismo della scuola di Posillipo, quanto al paesaggio storico tornato di moda in Italia grazie a Massimo d’Azeglio, seguito precocemente a Napoli da Beniamino De Francesco con il quale Palizzi strinse una solida e duratura amicizia. Nel 1838 dipinse L’Angelus della sera (Vasto, Pinacoteca civica).......>>> segue su Biografia di Giuseppe Palizzi di Mariantonietta Picone Petrusa - Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani - Volume 80 (2014)


GIUSEPPE PALIZZI (Lanciano, Chieti, 1812 - Parigi, 1888): Bozzetto per "La traite des veaux dans la vallée de la Touque, Normandie, 1859, Olio su tela - Collezione privata Banca Intesa Sanpaolo

INV . N. 2102




PALIZZI, Giuseppe. – Figlio di Antonio e di Doralice del Greco, fratello maggiore dei pittori Filippo, Nicola e Francesco Paolo, nacque a Lanciano, in Abruzzo, il 19 marzo 1812. Avviato dal padre agli studi di giurisprudenza, li abbandonò nel 1835 per trasferirsi a Napoli a studiare pittura. Grazie a una segnalazione del ministro dell’Interno Nicola Santangelo al direttore del Real Istituto di belle arti Antonio Niccolini, ottenne la dispensa dell’età e fu ammesso fra gli alunni regolari dell’Istituto, con la possibilità di concorrere ai premi d’incoraggiamento. Cominciò a seguire prima i corsi di Anton Sminck van Pitloo, poi, dopo la morte di questi nel 1837, quelli di Gabriele Smargiassi, mentre frequentava privatamente anche l’atelier di Salvatore Fergola. Si avvicinò quindi tanto al paesaggismo della scuola di Posillipo, quanto al paesaggio storico tornato di moda in Italia grazie a Massimo d’Azeglio, seguito precocemente a Napoli da Beniamino De Francesco con il quale Palizzi strinse una solida e duratura amicizia. Nel 1838 dipinse L’Angelus della sera (Vasto, Pinacoteca civica).......>>> segue su Biografia di Giuseppe Palizzi di Mariantonietta Picone Petrusa - Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani - Volume 80 (2014)



sabato 21 aprile 2018

ARCHITETTURE D'INTERNI: Certosa di San Martino di Napoli, la Chiesa principale e altri ambienti del complesso, più il Chiostro grande - Inizio costruzione 1325, consacrazione 1368, completamento prima metà del XVIII secolo, Fondatore: Carlo d'Angiò duca di Calabria, Architetti che lavorarono alla costruzione: Giovanni Antonio Dosio, Cosimo Fanzago, Nicola Tagliacozzi Canale e Domenico Antonio Vaccaro, Stile architettonico: Barocco.

INV. N. 2101

Descrizione delle foto:
Foto dalla 1 alla  8: interno della Chiesa principale
  "        "    9   "  10: affreschi del portico antistante l'ingresso alla Chiesa principale
  "        "   11  "  18: soffitti decorati, parti di pavimento e strutture lignee di altri ambienti
  "        "   19  "  21: soffitto navata centrale e strutture lignee del Coro dei Conversi della Chiesa 
                                principale
  "        "   22  "  25: il grande Chiostro
  "        "   26  "  27: la facciata della Chiesa principale































venerdì 6 aprile 2018

ARCHEOLOGIA - AFFRESCHI: Affresco di epoca romana secondo lo Stile IV pompeiano, "Perseo e Andromeda", IV Stile: dal 45 d.C. al 79 d.C. - Napoli, Museo Archeologico Nazionale

INV. N. 2097

Perseo e Andromeda
Affresco di epoca romana in IV Stile pompeiano

Il tema della liberazione di Andromeda ad opera di Perseo è tra i più raffigurati dell'antichità, e simboleggiava la virtus dell'eroe, messa alla prova dal combattimento con il mostro marino, e la castita della giovane sposa promessa. L'affresco, in IV Stile, mostra l'eroe nell'atto di liberare la giovane, dopo avere ucciso il mostro che giace riverso al suolo. Questo affresco, il più grande di quelli pervenuti, sembra essere il più vicino al modello di Nikias, pittore ateniese di età tardo classica, cui si rifanno gli esemplari romani. Tuttavia, quelli più antichi, in III Stile (dal 15 a.C. al 45 d.C., ndr), raffigurano un numero maggiore di episodi con la presenza di personaggi minori del mito (da Cassiopea e Cefeo), quelli più tardi insistono sui due protagonisti assoluti, Perseo e Andromeda, prefigurando il futuro legame sentimentale dei due. 

(Fonte: Guida del Museo Archeologico Nazionale di Napoli - Electa, 2016)



ARCHEOLOGIA - AFFRESCHI: Affresco di epoca romana secondo lo Stile IV pompeiano, "Ifigenia in Aulide" (o 'Sacrificio di Ifigenia'), IV Stile: dal 45 d.C. al 79 d.C. - Napoli, Museo Archeologico Nazionale

INV. N. 2096


Sacrificio di Ifigenia (o Ifigenia in Aulide)
Affresco di epoca romana in IV Stile pompeiano

Il grande affresco, in IV Stile, raffigura l'episodio conosciuto anche come Ifigenia in Aulide. Al centro è la figlia di Agamennone, trascinata verso l'altare del sacrificio da Ulisse e Diomede (o Achille). Sulla sinistra Agamennone, interamente velato con il viso nascosto da una mano (Plinio dice che il pittore avesse così dipinto il re nell'impossibilità di renderne il dolore). A destra Calcante, il sacerdote del campo Acheo, che tiene in una mano gli strumenti del sacrificio. La parte superiore del pannello è occupata da due busti femminili che emergono dalle nuvole: sono Artemide ed una ninfa che conduce una cerva, che sostituirà la fanciulla nel sacrificio. Il pannello riecheggia una composizione classica a noi nota dalle fonti, opera del pittore Timanthes, ma mostra una struttura nel complesso disomogenea: la serie delle figure sembra accostare immagini da modelli diversi, tanto è vero che le dimensioni di Agamennone e Calcante sono molto maggiori di quelle di Ulisse e il compagno; del gruppo centrale è evidente la disorganicità, nello strano modo di reggere la fanciulla e nell'inconsueta posizione di lei. D'altronde del quadro originale è rimasta solo la figura di Agamennone; sappiamo dalle fonti che vi compariva anche Menelao, qui del tutto assente, e che Ifigenia era stante davanti all'altare. 

(Fonte: Guida al Museo Archeologico Nazionale di Napoli - Electa, 2016)