lunedì 18 aprile 2016

CRIVELLI Carlo, Italian painter, Venetian school (1430/35, Venezia - 1495, Camerino, Marche): Altare di San Domenico ad Ascoli Piceno, polittico, 1476, tempera su tavola - Location: National Gallery, Londra

INV. N. 1380



Descrizione:
Nel pannello centrale: Vergine col Bambino
Nei pannelli laterali destro e sinistro e in quelli superiori sono raffigurati dall'alto in basso e da sinistra a destra: San Francesco d'Assisi, Sant'Andrea, Sant'Etienne, San Tommaso d'Aquino, San Giovanni Battista, San Pietro, Santa Caterina e San Domenico.



venerdì 15 aprile 2016

CARLO MARATTA o MARATTI (1625, Camerano - 1713, Roma): Sacra Famiglia, data: ignota, Olio su tela, 112 x 86 cm - Location: Collezione privata

INV. N. 1371






CARLO MARATTA o MARATTI (1625, Camerano - 1713, Roma): Ratto di Europa, 1680-1685, olio su tela, 248 × 424 cm - Location: National Gallery of Ireland, Dublino

INV. N. 1370


MARATTA, Carlo

di Luca Bortolotti

(dal Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani - Volume 69, 2007)

Per leggere il testo integrale cliccate sul testo sottostante: 

MARATTA (o Maratti), Carlo. - Nacque a Camerano, nei pressi di Ancona, il 18 maggio 1625, figlio di Tommaso (di natali dalmati) e di Faustina Masini. Grazie al sostegno economico dell'amico di famiglia Corinzio Benincampi (segretario di Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII), appena undicenne il M. si trasferì a Roma, stando a Giovan Pietro Bellori (fonte principe e mirabilmente dettagliata sul M., di cui fu intimo amico e interlocutore culturale privilegiato), a seguito degli incoraggiamenti ricevuti da parte di Andrea Camassei, che aveva avuto modo di apprezzare alcune prove grafiche del giovanissimo artista (pp. 574 s.). Nella città capitolina fu quindi ospitato dal fratellastro Bernabeo Francioni (pittore a sua volta, ma di nessuna fortuna): e colà si sarebbe svolta tutta l'esistenza del M. pressoché senza soluzione di continuità. Subito dopo il suo arrivo, probabilmente nello stesso 1636, egli entrò a far parte della prestigiosa bottega di Andrea Sacchi, presso la quale rimase sino alla morte del maestro nel 1661: e di questo ben presto il M. divenne il migliore collaboratore e seguace, al punto di meritare il soprannome di "Carluccio d'Andrea Sacchi". I primi anni romani del M. furono altresì caratterizzati da uno studio caparbio dei testi chiave del Rinascimento maturo, in primis le opere vaticane di Raffaello, esempio affatto ineludibile stante la sua immediata adesione al paradigma classicistico.




giovedì 14 aprile 2016

CHRISTIAN BERENTZ (Amburgo, 1658 - Roma, 1722) e CARLO MARATTA (Camerano, 1625 - Roma, 1713): Loggia con giardino, 1696, olio su tela, 245 x 170 cm - Location: Galleria Nazionale di Capodimonte, Napoli

INV. N. 1369


Loggia con giardino

Il dipinto, firmato e datato 1696, è considerato tra i capolavori di Christian Berentz, pittore di nature morte di origine tedesca, ma attivo soprattutto a Roma. E' stato eseguito in collaborazione con Carlo Maratta, autore della figura femminile e del bambino che porge il grappolo d'uva, per monsignor Rezzonico e acquistato poi dal marchese Pallavicini. Dalla collezione di quest'ultimo, grande estimatore e principale committente del Berentz, la tela passò, insieme ad altre, nella collezione Arnaldi di Firenze e fu venduto al Real Museo Borbonico dal conte Potocky. Questa grandiosa composizione di fiori e frutta, raffinati oggetti di vetro e di argento, si caratterizza per la ricchezza cromatica e per l'atmosfera trasparente e cristallina. E' stata indicata la grande affinità fra il Berentz e Cristofoto Munari, pittore di nature morte emiliano, attivo a Roma nei primi anni del Settecento. Il dipinto di Capodimonte è altresì un esempio significativo dell'affermazione di nuovi motivi iconografici nell'ambiente romano, dove pittori come Pietro Navarra, Gabriello Salci e soprattutto Maximilian Pfeiler furono infliuenzati dalle opere del Berentz.

(Fonte: Museo di Capodimonte, Brigitte Daprà, Ed Touring Club Italiano, 2014)  





FREDERIC EDWIN CHURCH, American painter (b. 1826, Hartford, d. 1900, New York): Alba ai Tropici, 1872, Olio su tela, 73 × 118.1 cm - Location: Museo de Arte de Ponce, Puerto Rico

INV. N. 1368






domenica 10 aprile 2016

DOMENICHINO, Domenico Zampieri (Bologna, 1581 - Napoli, 1641): La vergine e l'unicorno, 1602, Affresco - Location: Palazzo Farnese, Roma

INV. N. 1364


Secondo la critica la fanciulla raffigurata nel dipinto quale vergine che acqueta l'unicorno sarebbe
Giulia Farnese (Capodimonte1475 – Roma23 marzo 1524) fu amante di Papa Alessandro VI.



ANNIBALE CARRACCI, Italian painter, Bolognese school (b. 1560, Bologna, d. 1609, Roma): Trionfo di Bacco e Arianna, 1597-1602, Affresco su soffitto a volta, Scuola barocca - Location: Palazzo Farnese, Roma

INV. N. 1363






GLI AFFRESCHI DI PALAZZO FARNESE A ROMA

Il programma originario per la decorazione del palazzo dei Farnese, come ci informa una lettera del cardinale Odoardo a suo fratello Ranuccio, duca di Parma, avrebbe dovuto riguardare la celebrazione del valore militare di Alessandro Farnese, padre di entrambi e valente condottiero, copertosi di gloria nelle Fiandre alla guida delle armate imperiali. Programma, quindi, in linea di continuità con la celebrazione dei fasti della casata, avviata dal Salviati e completata da Taddeo Zuccari nel sesto decennio del XVI secolo. Per ragioni non note questo progetto venne abbandonato e la campagna decorativa del palazzo ebbe avvio, verosimilmente alla fine del 1595 o all’inizio dell’anno successivo, partendo - secondo la prospettazione più comune, ma non unanimemente condivisa - dal camerino, in cui Annibale ed Agostino raffigurarono, ad affresco, le storie di Ercole.
Mirabile, nel camerino, come già rilevò il Baglione, è la decorazione monocroma a finto stucco che richiama il capolavoro di Correggio della Camera di san Paolo, a Parma, di cui i fratelli Carracci invertirono le proporzioni: mentre a Parma è la parte policroma dell’affresco dell’Allegri a inglobare i monocromi, nel camerino di Odoardo Farnese avviene il contrario. Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il camerino del cardinale Farnese, Annibale realizzò una grande tela raffigurante Ercole al bivio, incastonata nel soffitto dell’ambiente, dove la figura dell’eroe rimanda alla celebre statua dell’Ercole Farnese, allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel Museo di Capodimonte a Napoli).
Nello stesso Palazzo Farnese, Annibale, ancora coadiuvato da Agostino e probabilmente con l’intervento di alcuni aiuti, pose poi mano alla decorazione della Galleria. Il tema di questo celeberrimo ciclo di affreschi - culminante nella scena raffigurante il Trionfo di Bacco e Arianna al centro del soffitto - è Gli Amori degli Dei e secondo una seguita ipotesi esso venne realizzato per celebrare le nozze tra il duca di Parma Ranuccio Farnese, fratello del cardinale Odoardo, e Margherita Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. La fonte iconografica utilizzata è, almeno in parte, da rintracciarsi nelle Metamorfosi di Ovidio, ma il compiuto significato allegorico del ciclo non è ancora del tutto svelato se non per la generale celebrazione della forza dell’amore che tutto condiziona (l’amor vincit omnia virgiliano), compreso il destino degli dei.
La decorazione della Galleria è quanto mai ricca e si compendia in un articolato dialogo tra pittura, scultura ed architettura, in un complesso gioco di rimandi tra illusione e realtà: le immaginarie sculture dipinte dai Carracci erano infatti in rapporto con alcune delle celebri statue antiche della collezione Farnese, allora nella Galleria ed oggi non più in loco.
Telamoni, ignudi e finti bronzi della decorazione pittorica sono citazioni della michelangiolesca volta sistina. Ed anche la scelta di ambientare le scene mitologiche in quadri riportati – cioè creando l’illusione che la scene dipinte siano state stese su una tela poi applicata al muro, e non direttamente affrescate sulla parete, come in realtà è – guarda ancora alla volta di Michelangelo che usò lo stesso accorgimento per le Storie della Genesi della stessa volta.
Ulteriori riferimenti seguiti da Annibale nell’impresa della Galleria farnesiana sono costituiti dagli affreschi di Raffaello (e della sua équipe) della Loggia di Psiche, realizzati per la villa sul Tevere di Agostino Chigi, e dalle tele di Tiziano dedicate al dio Bacco, dipinte dal maestro di Pieve di Cadore per i camerini estensi ferraresi. Le tele tizianesche, infatti, furono parte del ricco bottino che il cardinale Pietro Aldobrandini (conosciuto dal Carracci) portò con sé a Roma da Ferrara, allorché la città, nel 1598, passò dal dominio estense a quello pontificio.
Della campagna per la volta della Galleria di Palazzo Farnese, conclusasi orientativamente nel 1601, ci restano anche moltissimi disegni e schizzi preparatori di mano di Annibale (di cui parte cospicua si trova al Louvre).
Gli affreschi farnesiani ispireranno successivamente altri grandi artisti, quali Lanfranco, Pietro da Cortona, e successivamente Andrea Pozzo e Giovan Battista Gaulli, autori tutti di spettacolari volte affrescate - in chiese e palazzi - che sono tra le più mirabili produzioni della pittura barocca.

(Fonti: Descrizione e cenni storici: Wikipedia -  http://it.wikipedia.org/wiki/Annibale_Carracci) 


          

sabato 9 aprile 2016

GIOVANNI BOLDINI Italian painter and printmaker (b. 1842, Ferrara, d. 1931, Paris): Donna al piano, 1870, olio su pannello, 13 x 15 cm - Location: Collezione privata

INV. N. 1362




SUZANNE VALADON (23 September 1865, Bessines-sur-Gartempe, France - 07 April 1938, Paris): Il lancio della rete, 1914, olio su tela - Location: Musée des Beaux-Arts, Nancy, Francia

INV. N. 1361

Cenni biografici (dall'Enciclopedia Treccani on-line)

Suzanne Valadon (propr. Marie-Clémentine V.). - Pittrice (Bessines, Haute-Vienne, 1867 - Parigi 1938), madre di M. Utrillo. Ballerina di circo, poi modella di pittori famosi (Renoir, Puvis de Chavannes, Toulouse-Lautrec), dopo la nascita del figlio si dedicò, con il sostegno di Toulouse-Lautrec e di Degas, al disegno e all'incisione. Attratta dalle soluzioni di P. Gauguin e quindi di H. Matisse, dipinse con toni disincantati e ricercate gamme cromatiche ritratti, nature morte, paesaggi che, come le sue opere grafiche, si valgono di un segno rapido e incisivo (Parigi, Musée national d'art moderne: Maurice Utrillo, sua nonna e il cane, 1912; La camera blu, 1923).



venerdì 8 aprile 2016

JAMES EDWARD HERVEY MACDONALD (12 May 1873; Durham, United Kingdom - 26 November 1932; Toronto, Ontario, Canada): La terra solenne, 1921 - Location: ignota

INV. N. 1360




PICASSO Pablo (1881; Málaga, Spain - 1973; Mougins, France): Fiori in un vaso grigio, 1908, Cubismo - Periodo africano, olio su tela, 65 x 81 cm - Location: Hermitage, St. Petersburg, Russia

INV. N. 1359




PICASSO Pablo (1881; Málaga, Spain - 1973; Mougins, France): Danza dei veli, 1907, Cubismo periodo africano, olio su tela, 100 x 150 cm - Location: Hermitage, St. Petersburg, Russia

INV. N. 1358




JULES BRETON (Courrieres, 1827 - Parigi, 1906): Ragazza che lavora a maglia, 1860, olio su tela montato su tavola, 36 × 30 cm - Location: Collezione privata

INV. N. 1357




JAMES EDWARD HERVEY MACDONALD (12 May 1873; Durham, United Kingdom - 26 November 1932; Toronto, Ontario, Canada): Le piccole cascate, 1918 - Location: ignota

INV. N. 1356