INV. N. 1382
La Galleria dell'Arte nel Mondo, Roma, Italia (Europa) - The Art Gallery in the World - Rome, Italy (Europe)
martedì 19 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
CRIVELLI Carlo, Italian painter, Venetian school (1430/35, Venezia - 1495, Camerino, Marche): Altare di San Domenico ad Ascoli Piceno, polittico, 1476, tempera su tavola - Location: National Gallery, Londra
INV. N. 1380
Descrizione:
Nel pannello centrale: Vergine col Bambino
Nei pannelli laterali destro e sinistro e in quelli superiori sono raffigurati dall'alto in basso e da sinistra a destra: San Francesco d'Assisi, Sant'Andrea, Sant'Etienne, San Tommaso d'Aquino, San Giovanni Battista, San Pietro, Santa Caterina e San Domenico.
domenica 17 aprile 2016
sabato 16 aprile 2016
# REFERENDUM NAZIONALE DEL 17 APRILE 2016 #STOPTRIVELLE #IOVOTOSI
REFERENDUM NAZIONALE DEL
17 APRILE 2016
#STOPTRIVELLE
#IOVOTOSI
PER FERMARE LE INUTILI TRIVELLAZIONI NEI NOSTRI MARI, ENTRO LE 12 MIGLIA MARINE ANDIAMO A VOTARE E VOTIAMO SI
venerdì 15 aprile 2016
CARLO MARATTA o MARATTI (1625, Camerano - 1713, Roma): Ratto di Europa, 1680-1685, olio su tela, 248 × 424 cm - Location: National Gallery of Ireland, Dublino
INV. N. 1370
MARATTA, Carlo
di Luca Bortolotti
(dal Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani - Volume 69, 2007)
Per leggere il testo integrale cliccate sul testo sottostante:
MARATTA (o Maratti), Carlo. - Nacque a Camerano, nei pressi di Ancona, il 18 maggio 1625, figlio di Tommaso (di natali dalmati) e di Faustina Masini. Grazie al sostegno economico dell'amico di famiglia Corinzio Benincampi (segretario di Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII), appena undicenne il M. si trasferì a Roma, stando a Giovan Pietro Bellori (fonte principe e mirabilmente dettagliata sul M., di cui fu intimo amico e interlocutore culturale privilegiato), a seguito degli incoraggiamenti ricevuti da parte di Andrea Camassei, che aveva avuto modo di apprezzare alcune prove grafiche del giovanissimo artista (pp. 574 s.). Nella città capitolina fu quindi ospitato dal fratellastro Bernabeo Francioni (pittore a sua volta, ma di nessuna fortuna): e colà si sarebbe svolta tutta l'esistenza del M. pressoché senza soluzione di continuità. Subito dopo il suo arrivo, probabilmente nello stesso 1636, egli entrò a far parte della prestigiosa bottega di Andrea Sacchi, presso la quale rimase sino alla morte del maestro nel 1661: e di questo ben presto il M. divenne il migliore collaboratore e seguace, al punto di meritare il soprannome di "Carluccio d'Andrea Sacchi". I primi anni romani del M. furono altresì caratterizzati da uno studio caparbio dei testi chiave del Rinascimento maturo, in primis le opere vaticane di Raffaello, esempio affatto ineludibile stante la sua immediata adesione al paradigma classicistico.
giovedì 14 aprile 2016
CHRISTIAN BERENTZ (Amburgo, 1658 - Roma, 1722) e CARLO MARATTA (Camerano, 1625 - Roma, 1713): Loggia con giardino, 1696, olio su tela, 245 x 170 cm - Location: Galleria Nazionale di Capodimonte, Napoli
INV. N. 1369
Loggia con giardino
Loggia con giardino
Il dipinto, firmato e datato 1696, è considerato tra i capolavori di Christian Berentz, pittore di nature morte di origine tedesca, ma attivo soprattutto a Roma. E' stato eseguito in collaborazione con Carlo Maratta, autore della figura femminile e del bambino che porge il grappolo d'uva, per monsignor Rezzonico e acquistato poi dal marchese Pallavicini. Dalla collezione di quest'ultimo, grande estimatore e principale committente del Berentz, la tela passò, insieme ad altre, nella collezione Arnaldi di Firenze e fu venduto al Real Museo Borbonico dal conte Potocky. Questa grandiosa composizione di fiori e frutta, raffinati oggetti di vetro e di argento, si caratterizza per la ricchezza cromatica e per l'atmosfera trasparente e cristallina. E' stata indicata la grande affinità fra il Berentz e Cristofoto Munari, pittore di nature morte emiliano, attivo a Roma nei primi anni del Settecento. Il dipinto di Capodimonte è altresì un esempio significativo dell'affermazione di nuovi motivi iconografici nell'ambiente romano, dove pittori come Pietro Navarra, Gabriello Salci e soprattutto Maximilian Pfeiler furono infliuenzati dalle opere del Berentz.
(Fonte: Museo di Capodimonte, Brigitte Daprà, Ed Touring Club Italiano, 2014)
mercoledì 13 aprile 2016
lunedì 11 aprile 2016
domenica 10 aprile 2016
DOMENICHINO, Domenico Zampieri (Bologna, 1581 - Napoli, 1641): La vergine e l'unicorno, 1602, Affresco - Location: Palazzo Farnese, Roma
INV. N. 1364
Secondo la critica la fanciulla raffigurata nel dipinto quale vergine che acqueta l'unicorno sarebbe
Giulia Farnese (Capodimonte, 1475 – Roma, 23 marzo 1524) fu amante di Papa Alessandro VI.
Secondo la critica la fanciulla raffigurata nel dipinto quale vergine che acqueta l'unicorno sarebbe
Giulia Farnese (Capodimonte, 1475 – Roma, 23 marzo 1524) fu amante di Papa Alessandro VI.
ANNIBALE CARRACCI, Italian painter, Bolognese school (b. 1560, Bologna, d. 1609, Roma): Trionfo di Bacco e Arianna, 1597-1602, Affresco su soffitto a volta, Scuola barocca - Location: Palazzo Farnese, Roma
INV. N. 1363

GLI AFFRESCHI DI PALAZZO FARNESE A ROMA

GLI AFFRESCHI DI PALAZZO FARNESE A ROMA
Il programma originario per la decorazione del palazzo dei Farnese, come ci informa una lettera del cardinale Odoardo a suo fratello Ranuccio, duca di Parma, avrebbe dovuto riguardare la celebrazione del valore militare di Alessandro Farnese, padre di entrambi e valente condottiero, copertosi di gloria nelle Fiandre alla guida delle armate imperiali. Programma, quindi, in linea di continuità con la celebrazione dei fasti della casata, avviata dal Salviati e completata da Taddeo Zuccari nel sesto decennio del XVI secolo. Per ragioni non note questo progetto venne abbandonato e la campagna decorativa del palazzo ebbe avvio, verosimilmente alla fine del 1595 o all’inizio dell’anno successivo, partendo - secondo la prospettazione più comune, ma non unanimemente condivisa - dal camerino, in cui Annibale ed Agostino raffigurarono, ad affresco, le storie di Ercole.
Mirabile, nel camerino, come già rilevò il Baglione, è la decorazione monocroma a finto stucco che richiama il capolavoro di Correggio della Camera di san Paolo, a Parma, di cui i fratelli Carracci invertirono le proporzioni: mentre a Parma è la parte policroma dell’affresco dell’Allegri a inglobare i monocromi, nel camerino di Odoardo Farnese avviene il contrario. Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il camerino del cardinale Farnese, Annibale realizzò una grande tela raffigurante Ercole al bivio, incastonata nel soffitto dell’ambiente, dove la figura dell’eroe rimanda alla celebre statua dell’Ercole Farnese, allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel Museo di Capodimonte a Napoli).
Nello stesso Palazzo Farnese, Annibale, ancora coadiuvato da Agostino e probabilmente con l’intervento di alcuni aiuti, pose poi mano alla decorazione della Galleria. Il tema di questo celeberrimo ciclo di affreschi - culminante nella scena raffigurante il Trionfo di Bacco e Arianna al centro del soffitto - è Gli Amori degli Dei e secondo una seguita ipotesi esso venne realizzato per celebrare le nozze tra il duca di Parma Ranuccio Farnese, fratello del cardinale Odoardo, e Margherita Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. La fonte iconografica utilizzata è, almeno in parte, da rintracciarsi nelle Metamorfosi di Ovidio, ma il compiuto significato allegorico del ciclo non è ancora del tutto svelato se non per la generale celebrazione della forza dell’amore che tutto condiziona (l’amor vincit omnia virgiliano), compreso il destino degli dei.
La decorazione della Galleria è quanto mai ricca e si compendia in un articolato dialogo tra pittura, scultura ed architettura, in un complesso gioco di rimandi tra illusione e realtà: le immaginarie sculture dipinte dai Carracci erano infatti in rapporto con alcune delle celebri statue antiche della collezione Farnese, allora nella Galleria ed oggi non più in loco.
Telamoni, ignudi e finti bronzi della decorazione pittorica sono citazioni della michelangiolesca volta sistina. Ed anche la scelta di ambientare le scene mitologiche in quadri riportati – cioè creando l’illusione che la scene dipinte siano state stese su una tela poi applicata al muro, e non direttamente affrescate sulla parete, come in realtà è – guarda ancora alla volta di Michelangelo che usò lo stesso accorgimento per le Storie della Genesi della stessa volta.
Ulteriori riferimenti seguiti da Annibale nell’impresa della Galleria farnesiana sono costituiti dagli affreschi di Raffaello (e della sua équipe) della Loggia di Psiche, realizzati per la villa sul Tevere di Agostino Chigi, e dalle tele di Tiziano dedicate al dio Bacco, dipinte dal maestro di Pieve di Cadore per i camerini estensi ferraresi. Le tele tizianesche, infatti, furono parte del ricco bottino che il cardinale Pietro Aldobrandini (conosciuto dal Carracci) portò con sé a Roma da Ferrara, allorché la città, nel 1598, passò dal dominio estense a quello pontificio.
Della campagna per la volta della Galleria di Palazzo Farnese, conclusasi orientativamente nel 1601, ci restano anche moltissimi disegni e schizzi preparatori di mano di Annibale (di cui parte cospicua si trova al Louvre).
Gli affreschi farnesiani ispireranno successivamente altri grandi artisti, quali Lanfranco, Pietro da Cortona, e successivamente Andrea Pozzo e Giovan Battista Gaulli, autori tutti di spettacolari volte affrescate - in chiese e palazzi - che sono tra le più mirabili produzioni della pittura barocca.
(Fonti: Descrizione e cenni storici: Wikipedia - http://it.wikipedia.org/wiki/Annibale_Carracci)
sabato 9 aprile 2016
SUZANNE VALADON (23 September 1865, Bessines-sur-Gartempe, France - 07 April 1938, Paris): Il lancio della rete, 1914, olio su tela - Location: Musée des Beaux-Arts, Nancy, Francia
INV. N. 1361
Cenni biografici (dall'Enciclopedia Treccani on-line)
Suzanne Valadon (propr. Marie-Clémentine V.). - Pittrice (Bessines, Haute-Vienne, 1867 - Parigi 1938), madre di M. Utrillo. Ballerina di circo, poi modella di pittori famosi (Renoir, Puvis de Chavannes, Toulouse-Lautrec), dopo la nascita del figlio si dedicò, con il sostegno di Toulouse-Lautrec e di Degas, al disegno e all'incisione. Attratta dalle soluzioni di P. Gauguin e quindi di H. Matisse, dipinse con toni disincantati e ricercate gamme cromatiche ritratti, nature morte, paesaggi che, come le sue opere grafiche, si valgono di un segno rapido e incisivo (Parigi, Musée national d'art moderne: Maurice Utrillo, sua nonna e il cane, 1912; La camera blu, 1923).
venerdì 8 aprile 2016
giovedì 7 aprile 2016
martedì 5 aprile 2016
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