ARTE&POLITICA
"E' stato permesso poche volte, e solo in senso ironico, che l'artista prendesse la parte del perdente nella storia.
Con Goya la questione cambia radicalmente: i fucilati del "3 maggio 1808", dipinti nel 1814, sono una testimonianza della crudeltà della guerra che egli riprende e declina in decine di incisioni. E formidabile, in senso etimologico, è lo sguardo del disperato in attesa della fucilazione, la disperazione di chi gli sta intorno, frate compreso. E crude sono le figure dei già giustiziati in prima linea con il senso realista tutto ispanico della pozza di sangue nella quale giacciono, uno di loro con addirittura il colpo di grazia in fronte e ovviamente in primo piano per lo spettatore.
Si tratta della feroce repressione delle truppe napoleoniche contro il sollevamento popolare e contadino di Madrid."
(da Il secolo lungo della modernità, Philippe Daverio - Rizzoli)
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