L'anonino Maestro di Palazzo Venezia - dove un tempo la tavola era conservata - fu allievo e seguace del senese Simone Martini, con cui in passato è stato persino identificato, come il Maestro della collezione Straus, al quale pure è stato spesso accostato. I due sono infatti accomunati da una simile, raffinata prassi esecutiva, soprattutto per la ricercata combinazione delle tecniche della punzonatura e del cosiddetto "sgraffito" nella resa dei tessuti decorati e damascati. Gli sguardi delle figure sono qui rivolti all'esterno e il Bambino indica un cartiglio sul quale compaiono miracolosamente le parole che egli stesso rivolgerà agli apostoli: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6), e un verso del Cantico dei Cantici (2, 1): "Io sono il fiore del campo", che gli esegeti attribuivano simbolicamente al Cristo e alla sua resurrezione.
(Fonte: Didascalia della mostra di Palazzo Barberini in Roma)
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