Così lo storico dell'arte, Tomaso Montanari parla dell'opera:
"Dopo aver seguito l'ambasciatore di Francia fino a Costantinopoli, (dove realizzò ritratti ottomani che si vorrebbe tanto poter conoscere), nel 1614 Simon Vouet venne inviato in Italia dal proprio re, per perfezionarsi nell'arte della pittura. I risultati superarono ogni previsione: a Roma egli si "convertì" al caravaggismo e fu tanto ammirato da dipingere per la basilica di San Pietro, e da esser confermato per tre anni alla guida dell'Accademia di San Luca. Accanto a quadri di genere e a quadri sacri, Vouet coltivò un'intensissima vena ritrattistica, alla quale appartiene questo volto straordianriamente vivo."
"Avrà vent'anni, questo ragazzo. Ci sente arrivare, si volta di scatto e - vedendoci - sgrana gli occhi e spalanca la bocca, salutandoci. Ed è tutto: niente oggetti ( si intravede giusto il pomo dell'elsa della spada), niente attributi sociali, niente ambiente, niente azione. Niente di niente, se non colore - marrone in tutti i toni, bianco abbagliante, il rosso delle labbra -, colore puro, spatolato, quasi materico: eppure trasmette una presenza tanto urgente, viva e parlante che fa quasi paura."
(Fonte: Tomaso Montanari - Il Barocco - Einaudi Editore - 2012)
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