La Galleria dell'Arte nel Mondo, Roma, Italia (Europa) - The Art Gallery in the World - Rome, Italy (Europe)
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domenica 31 agosto 2014
TIZIANO o GIORGIONE: "Cristo portacroce", 1506 c., olio su tela, 88,3x68,2 cm - Scuola Grande di San Rocco, Venezia
Notizie sulla storia del dipinto e sulla controversa attribuzione a Tiziano o a Giorgione:
L'esistenza del dipinto trova riscontro da sempre in diversi documenti, dato che l'immagine è stata per molto tempo oggetto di venerazione e di particolare devozione perché ritenuta miracolosa. Si trovava allora nella chiesa di San Rocco, attigua all'omonima Scuola Grande presso cui viene oggi conservata. Non è noto tuttavia se la sua precisa collocazione fosse su un pilastro sull'altare maggiore o sull'altare di una cappella laterale.
Il dubbio sull'attribuzione dell'autore è antico quanto il dipinto stesso: Vasari nella prima (1550) e nella seconda (1568) edizione delle Vite l'attribuisce a Giorgione, ma nella Vita di Tiziano assegna il dipinto al cadorino. L'incertezza nella paternità dell'opera è, d'altra parte, un destino comune ad un gruppo di dipinti databili intorno alla prima decade delXVI secolo: basti pensare al Concerto, o al Concerto campestre, o ancora al Gentiluomo con un libro.
In questo senso, già il saggista Ludovico Dolce aveva argutamente annotato a proposito di alcuni affreschi «credendosi comunemente, poi che ella fu discoverta, che fosse opera di Giorgione, tutti i suoi amici seco si rallegravano, come della miglior cosa che egli avesse fatto. Onde Giorgione, con suo grandissimo dispiacere rispondeva che era di mano del suo discepolo»; e anche Vasari ci racconta che Tiziano «veduto il fare e la maniera di Giorgione, lasciò la maniera di Gian Bellino, ancorché vi avesse molto tempo consumato, e si accostò a quella, così bene imitando in brieve tempo le cose di lui, che furono le sue pitture talvolta scambiate e credute opere di Giorgione».
La critica è tutt'oggi divisa sull'attribuzione all'uno o all'altro artista, sulla base dello stile e della caratterizzazione dei personaggi raffigurati, e la documentazione sulle relazioni che i due maestri ebbero con la Confraternita di San Rocco, presumibilmente committente del dipinto, non aiuta a risolvere il problema dell'attribuzione. Tiziano, infatti ha sicuramente avuto rapporti di questo tipo con il sodalizio, ma anche Giorgione aveva legami con diversi membri della Confraternita, suoi committenti, e con l'amico pittore Vincenzo Catena, anch'egli membro della stessa fraternità.
Il Cristo portacroce fu il primo esempio di un'iconografia che ebbe poi un largo seguito in Veneto e il Lombardia, venendo usata da artisti come Lorenzo Lotto, Giovanni Bellini, Andrea Solario, Niccolò Frangipane e altri. (Fonte Wikipedia)
L'esistenza del dipinto trova riscontro da sempre in diversi documenti, dato che l'immagine è stata per molto tempo oggetto di venerazione e di particolare devozione perché ritenuta miracolosa. Si trovava allora nella chiesa di San Rocco, attigua all'omonima Scuola Grande presso cui viene oggi conservata. Non è noto tuttavia se la sua precisa collocazione fosse su un pilastro sull'altare maggiore o sull'altare di una cappella laterale.
Il dubbio sull'attribuzione dell'autore è antico quanto il dipinto stesso: Vasari nella prima (1550) e nella seconda (1568) edizione delle Vite l'attribuisce a Giorgione, ma nella Vita di Tiziano assegna il dipinto al cadorino. L'incertezza nella paternità dell'opera è, d'altra parte, un destino comune ad un gruppo di dipinti databili intorno alla prima decade delXVI secolo: basti pensare al Concerto, o al Concerto campestre, o ancora al Gentiluomo con un libro.
In questo senso, già il saggista Ludovico Dolce aveva argutamente annotato a proposito di alcuni affreschi «credendosi comunemente, poi che ella fu discoverta, che fosse opera di Giorgione, tutti i suoi amici seco si rallegravano, come della miglior cosa che egli avesse fatto. Onde Giorgione, con suo grandissimo dispiacere rispondeva che era di mano del suo discepolo»; e anche Vasari ci racconta che Tiziano «veduto il fare e la maniera di Giorgione, lasciò la maniera di Gian Bellino, ancorché vi avesse molto tempo consumato, e si accostò a quella, così bene imitando in brieve tempo le cose di lui, che furono le sue pitture talvolta scambiate e credute opere di Giorgione».
La critica è tutt'oggi divisa sull'attribuzione all'uno o all'altro artista, sulla base dello stile e della caratterizzazione dei personaggi raffigurati, e la documentazione sulle relazioni che i due maestri ebbero con la Confraternita di San Rocco, presumibilmente committente del dipinto, non aiuta a risolvere il problema dell'attribuzione. Tiziano, infatti ha sicuramente avuto rapporti di questo tipo con il sodalizio, ma anche Giorgione aveva legami con diversi membri della Confraternita, suoi committenti, e con l'amico pittore Vincenzo Catena, anch'egli membro della stessa fraternità.
Il Cristo portacroce fu il primo esempio di un'iconografia che ebbe poi un largo seguito in Veneto e il Lombardia, venendo usata da artisti come Lorenzo Lotto, Giovanni Bellini, Andrea Solario, Niccolò Frangipane e altri. (Fonte Wikipedia)
GIOVANBATTISTA TIEPOLO: I dipinti della Sala Capitolare della Scuola Grande dei Carmini, 1743 - 1749, Venezia
Giovanni Battista Tiepolo
"La madonna consegna lo scapolare a San Simone Stock"
1749
Prudenza, sincerità e temperanza, 1744
Fortezza e giustizia, 1743
Pazienza, innocenza e castità, 1743
Fede, speranza e carità, 1743
Fonti iconografiche: Madonna che consegna lo scapolare: Web Gallery of Art
Le quattro allegorie: fotografie dell'autore del blog
sabato 30 agosto 2014
venerdì 29 agosto 2014
GIOVANNI BELLINI: "Trittico de' Frari", 1488, olio su tavola - Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia
Questo immenso capolavoro di Giovanni Bellini è custodito sopra l'altare della sagrestia della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, la chiesa più bella e più ricca della città. Potete ammirare alcune immagini di questa stupenda Basilica a questo indirizzo Venezia - La Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari
PAOLO VERONESE: "Vergine col Bambino in trono con santi", 1564-65, olio su tela, 420 x 230 cm - Chiesa di San Sebastiano, Venezia
Questo con la "Vergine col Bambino in trono con santi" è il grande telero che adorna l'abside maggiore della Chiesa di San Sebastiano a Venezia, dietro l'altare maggiore.
Uno dei tanti capolavori del Veronese custoditi in questa chiesa poco conosciuta.
PAOLO VERONESE: "Incoronazione della Vergine", 1555, olio su tela, 200 x 170 cm - Chiesa di San Sebastiano, Venezia
Questo meraviglioso dipinto del Veronese occupa il riquadro centrale del soffitto della sagrestia della Chiesa di San Sebastiano a Venezia. E' di una bellezza e di una soavità senza pari: osservate con attenzione il volto del Cristo: viene proprio da dire "bello come un dio"! E lo è. Ma è tutto l'insieme che ha una grazia e una eleganza che solo Paolo Veronese poteva riuscire ad infondere. E pensare che la Chiesa di San Sebastiano non è inserita tra le grandi mete turistiche di Venezia nonostante custodisca al suo interno una collezione unica al mondo di opere del Veronese e tutte di prima grandezza! Misteri italiani!
mercoledì 27 agosto 2014
martedì 26 agosto 2014
domenica 17 agosto 2014
sabato 16 agosto 2014
SANTI DI TITO Italian painter, Florentine school (b. 1536, Sansepolcro, d. 1602, Firenze): "Deposizione", olio su tela
NOTA: Di questa stupenda Deposizione del Santi di Tito stranamente non si sa granché, e le ricerche fatte finora non mi hanno fornito ulteriori elementi quali la data di esecuzione e soprattutto l'ubicazione attuale del dipinto.
venerdì 15 agosto 2014
mercoledì 13 agosto 2014
PAOLO VERONESE: Quattro allegorie dell'Amore, 1565-1570, olio su tela - The National Gallery, Londra
"L'amore disonesto sconfitto"
(cm 189,9 x 189,9)
"La donna contesa"
(cm 186,6 x 188,5)
"L'uomo virtuoso vince le passioni"
(cm 186,1 x 194,3)
"L'unione virtuosa"
(cm 187,4 x 186,7)
lunedì 11 agosto 2014
ANDREA MANTEGNA: "Pala di San Zeno", 1457-60, Tempera on panel, 480 x 450 cm - Basilica di San Zeno, Verona
L'incommensurabile gioiello d'arte rinascimentale che la Basilica di San Zeno, caso ormai raro, conserva al suo interno nella originaria collocazione per la quale era stata realizzata: la celebre e meravigliosa Pala d'altare, detta appunto Pala di San Zeno, opera dell'insigne Andrea Mantegna. Persino la maestosa e splendida cornice è quella originale voluta dall'artista. Purtroppo non è così per la predella: nel 1797, durante le infami soppressioni napoleoniche, la pala venne requisita (rubata) e inviata a Parigi nel Museo Napoleone, futuro Louvre. Durante le restituzioni della Restaurazione (1815), si riuscì a recuperare i tre pannelli principali e la cornice, ma la predella rimase in Francia, dove si trova tuttora (illegalmente!) Oggi in loco si vede una copia moderna della predella, opera di Paolino Caliari, discendente di Paolo Veronese.
martedì 5 agosto 2014
PAOLO VERONESE: "La battaglia di Lepanto", c. 1572, Oil on canvas, 169 x 137 cm - Gallerie dell'Accademia, Venezia
L'incredibile dipinto della "Battaglia di Lepanto" di Paolo Veronese: la scena inferiore, con la rappresentazione della battaglia navale vera e propria, è a dir poco prodigiosa per la minuzia dei particolari che il grande pittore vi ha profuso!
ARCHEOLOGIA: Rilievo marmoreo con scene dionisiache, Ercolano, Italia
Rilievo marmoreo con scene dionisiache venuto alla luce a Ercolano il 18 febbraio 2009, durante i lavori di manutenzione ordinaria in un lussuoso edificio residenziale solo in parte scavato nella cd. Insula nord-occidentale.
domenica 3 agosto 2014
sabato 2 agosto 2014
AMBROGIO LORENZETTI (Siena, 1290 circa – 1348): Gli affreschi della "Allegoria del Buono e Cattivo Governo e loro effetti in città e campagna", 1338-1339, Sala del Consiglio dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena
Palazzo Pubblico di Siena
Sala del Consiglio dei Nove
Affreschi di Ambrogio Lorenzetti
"Allegoria del Buono e del Cattivo Governo e loro effetti in città e campagne"
Allegoria del buon governo
Allegoria del cattivo governo