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domenica 12 giugno 2016

OTTOCENTO NAPOLETANO: Tre opere di Vincenzo CAPRILE (Napoli, 1856 - 1936)

INV. N. 1485


CAPRILE, Vincenzo
di Mario Rotili 
(dal Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - Volume 19 - 1976)


Nato a Napoli il 24 giugno del 1856 da Luigi e da Antonietta Fiscone, si formò nell'istituto di belle arti della sua città natale (dal 1874 al 1877), prima nella scuola di G. Smargiassi e di A. Carrillo, poi in quella di D. Morelli. Ma al paesaggio accademico del primo e a quello di maniera del secondo, e ancora al "dipingere poetizzato" del terzo maestro, certamente il più valido, egli preferì l'immediatezza e la sintesi formale dei pittori della cosiddetta "repubblica di Portici", ai quali l'avvicinò l'amicizia con Rossano e Campriani, che erano attivi componenti del gruppo innovatore rivolto a cogliere l'essenza della natura e a renderla superando il particolarismo veristico dei Palizzi. Segnalatosi giovanissimo nella mostra del 1873 della promotrice "Salvator Rosa" e in quelle successive, ebbe la prima vera affermazione nel 1880 a Torino, alla IV Esposizione nazionale di Belle Arti, con Ladote di Rita, tela caratterizzata da un gusto narrativo affine a quello del veneziano Favretto e del primo Michetti delle contadine e dei pastori di Abruzzo. Ad essa si collega Chi mi vuol bene mi segua, quadro presentato l'anno seguente all'Esposizione nazionale di Milano e accolto con uguale favore, come del resto quelli che seguirono in diverse mostre, a Berlino nel 1883, a Nizza e a Torino nel 1884, a Venezia nel 1885, a Londra nel 1888, nei quali sono fresche rievocazioni di figure e momenti della vita di Napoli e delle campagne vicine o rappresentazioni di interni rustici, che, per l'efficace resa, degli ambienti e dei contadini che li abitano, risultano essere le sue cose migliori.

Nel 1888, ormai largamente affermato, al punto che allora venne anche nominato professore onorario dell'istituto di belle arti di Napoli, si recò a Buenos Aires. Qui si dedicò in particolare al ritratto, ottenendo i più ampi consensi e la nomina a membro della Società di Belle Arti; ma un anno dopo era di nuovo nella città natale, della quale si sentiva e voleva essere interprete. In effetti, però, degli scorci di Napoli, delle sue costumanze, dei tipi caratteristici e in particolare delle belle popolane, attenuatosi il vigore iniziale del suo linguaggio, egli divenne il facile e fortunato divulgatore di maniera con una pittura dalla pennellata agile e dal colore luminoso e tenero, cui bene accompagnava anche la tecnica del pastello, capace, peraltro, di delicate sfumature. Questa vasta produzione venne di volta in volta presentata nelle più importanti mostre, dall'Esposizione universale di Parigi del 1889 a quella di Berlino del 1891, dalle altre di Vienna e di Anversa del 1894 a quelle di Pietroburgo del 1898 e del 1902, di Saint-Louis del 1904, di Bruxelles del 1910, di San Francisco del 1915, fino alle biennali veneziane del primo dopoguerra: di questa produzione, oggi disseminata per lo più in collezioni private, è bene ricordare almeno Maria Rosa,Vita napoletana,Mercato di Pasqua a Napoli,Vecchia Napoli,Bottega di barbiere,Costume napoletano,L'antica scala di S. Lucia.

A questo filone, nel quale rientrano scene e vedute della terra campana e dell'isola di Capri, come la luminosaApparizione, che ebbe un notevole successo alla mostra di Venezia del 1905, Vecchio carrubo,Il sole d'ottobre alle falde del Vesuvio,Marina di Capri,La strage degli innocenti, appartengono anche talune tele conservate in musei e gallerie pubbliche, quali L'acqua zurfegna a S. Lucia e SceneinNapoli della Gall. naz. d'arte moderna di Roma. Masseria e Sulla spigggia del Museo di Capodimonte a Napoli. Ad esse devono aggiungersi Fabbrica di santi della Galleria d'arte moderna di Milano, In cantina del Museo del Sannio di Benevento e, sempre nel Museo di Capodimonte, Ritratto di signora, uno dei più belli fra i tanti suoi ritratti, La dote di Ninetta e, della collezione del Banco di Napoli incorporata nello stesso museo, Rio veneziano.

È, questa tela, una delle più significative di quelle, numerose, che l'artista dipinse a Venezia, dove prese l'abitudine di recarsi ad ogni primavera, così come trascorreva l'estate a Positano, in quanto, al pari di Napoli e dei suoi dintorni, la laguna e la costiera amalfitana gli offrivano motivi rispondenti alla sua sensibilità. Ma anche i suoi quadri di soggetto veneziano non vanno oltre una disinvolta ripresa di ambienti e di tipi resa con luminosità di colori e freschezza di accenti. Il tono si elevò quando, ormai in età avanzata, l'artista tornò al genere narrativo iniziale. Allora, al termine di una lunga, feconda e fortunata attività, purtroppo non aperta ad esperienze esterne, egli ritrovò, nel pieno di un profondo equilibrio interiore, la misura e la contenutezza che avevano caratterizzato l'opera giovanile.

Il Caprile si spense a Napoli il 23 giugno del 1936.


"Capri"
olio su tela - cm 50x70




"La spiaggia di Positano"
olio su tela - cm 62x56




"Veduta di Amalfi con barche di pescatori" 
olio su tela, cm. 36,5 x 61


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