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venerdì 26 febbraio 2016

François Marius GRANET (Aix-en-Provence, 1775 - 1849): Il coro della chiesa dei Cappuccini di Santa Maria della Concezione a Via Veneto a Roma, 1808 ca., Olio su tela, 93 x 73,5 cm - Gallery: Musée des Beaux-Arts. Lione, Francia

INV. N. 1309

Dipingere il silenzio

di

Anna Ottani Cavina

(Docente di Storia dell'Arte all'Università di Bologna, ideatrice e direttrice della Fondazione Federico Zeri, insegna alla Johns Hopkins University SAIS Europe)

Per collocare Granet nella prospettiva corretta di pittore di storia, e coglierne la seduzione narrativa conviene partire dalla fine. 
Negli anni in Géricault e la sua Zattera della Medusa infiammavano i cuori al Salon, il giovane duca Filippo d'Orléans, futuro sovrano di Francia, dichiarava il suo amore per la pittura di Granet: "Amo immensamente quelle chiese, quelle cappelle, i monaci, i chiostri, i riti religiosi...". Le immagini claustrali di Granet introducevano infatti, dopo il trauma della Rivoluzione, un'armonia, una spiritualità, una bellezza vicina al misticismo neomedievale di Chateaubriand e davano forma a quel desiderio di innocenza che seguiva il tempo degli eccessi giacobini.
Dipingendo, in apertura di secolo, l'emozione delle cattedrali silenti e la riscoperta dello spirito monastico, Granet era stato all'origine di una vera rivoluzione della sensibilità.
Piu tardi il suo repertorio di chiostri, catacombe, monasteri, cripte umide e oscure, e la sua esaltazione di una fede innocente alimenteranno quel revival cattolico che, negli anni fra la Restaurazione dei Borbone e la monarchia degli Orléans, proiettava sulle sofferenze dei primi cristiani i patimenti subiti negli anni del Terrore. 

( da Terre senz'ombra - Anna Ottani Cavina - Ed. Adelphi, 2015 - pagg.327-329)




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