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venerdì 25 maggio 2018

OGGETTI D'ARTE: Vangeli di Drogon, Metz 845-855, Oro, argento, avorio, perle e pietre preziose. - Parigi, Museo del Louvre, Biblioteca Nazionale di Francia

INV. N. 2127

Vangeli di Drogon
Rilegature in oro, avorio e pietre preziose
Metz, 845-855 - Rinascimento carolingio

Attribuiti al pittore del Drogon Sacramentario, che scelse di magnificare i simboli degli Evangelisti in uno stile espressionista evidenziato da una tavolozza di colori originale, questa raccolta di Vangeli hanno conservato intatte le tavole in avorio scolpito della loro rilegatura di copertura. Le tavole scolpite rappresentano scene della Passione: bacio di Giuda e arresto di Cristo, negazione di San Pietro e giudizio di Pilato, Crocifissione tra i due ladroni.
Nelle immagini si possono ammirare due di queste splendide rilegature, veri capolavori di arte orafa e di incisione su avorio del Rinascimento carolingio.





giovedì 17 maggio 2018

KUPKA, František - Pittore di origine bohema, ma trasferitosi a Parigi in giovane età. Individualista, è rimasto sempre estraneo a qualsiasi scuola artistica o di tendenza. (1871, Opočno, Austria-Hungary - 1957, Puteaux, France): Autorittratto con la moglie, 1908, Olio su tela, 110 x 100 cm - Collezione ignota

INV. N. 2123

Kupka, František 
Enciclopedia Treccani on line

Kupka ‹kù-›, František. - Pittore ceco (Opočno, Boemia, 1871 - Puteaux 1957). Dal 1895 si stabilì a Parigi. Amico di J. Villon, parallelamente alle ricerche di V. Kandinskij, realizzò dal 1906 tele e acquerelli ispirati alle deformazioni degli oggetti riflessi nell'acqua. Del 1910sono le sue prime opere astratte, di impressionante esuberanza cromatica, da lui definite "art inobjectiv", con le quali cercava di raggiungere al di là delle apparenze una realtà di carattere filosofico o addirittura spiritualista. Dal 1931 partecipò al movimento Abstraction-Création. Le più importanti raccolte di sue opere sono a Praga, dove nel 1946fu istituito un museo in suo nome, e a Parigi, al Musée national d'art moderne. La sua opera teorica principale è il volume La création dans l'art plastique.



CARAVAGGIO (*), Michelangelo Merisi da Caravaggio (Caravaggio, Milano, 1571 - Porto Ercole, 1610): Ecce Homo, c. 1606, Olio su tela, 128 x 103 cm - Genova, Galleria di Palazzo Bianco

INV. N. 2118

(*) L'attribuzione a Caravaggio viene da taluni messa in discussione, tuttavia, la maggior parte degli studiosi lo accetta come un originale Caravaggio. Purtroppo l'opera è in cattivo stato di conservazione. La figura di Pilato pare sia un presunto autoritratto di Caravaggio. Comunque sull'autenticità dell'opera da parte del Caravaggio esiste l'autorevolissimo parere di uno dei massimi esperti d'arte mondiale: Roberto Longhi.
C'è un'altra versione nel Museo Nazionale di Messina che è probabilmente opera di un seguace siciliano del Caravaggio.






Il dipinto nella  sua cornice ariginale


sabato 12 maggio 2018

ARCHITETTURE DELL'ANTICHITA': Mausoleo di Costantina, meglio noto come Mausoleo di Santa Costanza, 337 - 351 d.C. - Roma, Complesso della Basilica di S. Agnese

INV. N. 2117


Mausoleo di Santa Costanza

Il Mausoleo di S. Costanza è uno dei caposaldi dell'architettura tardoantica. Fra i primi esempi conservati (insieme al Battistero Lateranense) di edificio cristiano a pianta centrale con ambulacro. Derivato da modelli romani di templi e mausolei, ninfei, (il Pantheon, il Mausoleo di Augusto, il cosiddetto tempio di Minerva Medica) deve la caratteristica più innovativa - i due spazi circolari concentrici - a un edificio di poco precedente destinato ad influenzare l'architettura medioevale: il Martyrium del Santo Sepolcro eretto a Gerusalemme da Costantino e dalla madre Elena.
Pur essendo in parte privato del suo primitivo splendore, conserva tuttora un'imponenza ed un fascino straordinari.
La costruzione del mausoleo, secondo studi recenti, sarebbe avvenuta in due fasi: una tra tra il 337 ed il 351 d.C. - nel periodo di vedovanza di Costantina - e l'altra dopo la sua morte, ma comunque entro il 361. Successivamente fu sepolta nel mausoleo anche Elena, altra figlia di Costantino.
Il mausoleo divenne in seguito battistero della basilica di S. Agnese, sorta nel VII secolo. La tipologia a pianta centrale si adattava in modo particolare a tale destinazione d'uso, come ormai a quel tempo voleva la tradizione, anche se non tutti gli studiosi sono concordi con questa destinazione d'uso.
Nel 1254 l'edificio fu trasformato in chiesa, intitolata a S. Costanza. Ma è sin dall'alto medioevo che Costanza (altro nome attribuito a Costantina figlia di Constantino) veniva arbitrariamente identificata come una martire, e quindi appellata come santa. Del resto già nell'835 il Liber pontificalis designava per il mausoleo come Aecclesia Sanctae Costantiae. Tale ambiguità è un tratto caratteristico dell'edificio, che nelle sue forme architettoniche si rifà prevalentemente a modelli pagani di templi e sepolcri.
Nel 1620 il cardinale Fabrizio Veralli fece eliminare definitivamente la decorazione musiva della cupola (splendida, secondo le testimonianze iconografiche che ci sono giunte), già da tempo in pessimo stato di conservazione, sostituendola con modesti affreschi.




























giovedì 10 maggio 2018

CAPOLAVORI DELL'ARCHITETTURA: Andrea PALLADIO (Padova, 1508 - Maser, 1580): Villa Almerico Capra detta "La Rotonda", 1566-1567 + 1606 (lavori ultimati da V. Scamozzi)

INV. N. 2116

Ville Palladiane 
Villa Almerico Capra detta "La Rotonda"

Il nome le deriva dal grande solone interno rotondo ricco di affreschi dei maggiori artisti veneti dell'epoca, mentre la sua pianta è perfettamente quadrata e intersecata da una croce greca costituita dai quattro ingressi tutti con pronao antistante. Un mirabile capolavoro di eleganza e perfezione stilistica opera del grande architetto veneto Andrea Palladio (Padova, 1508 - Maser, 1580). E' situata nei pressi della vittà di Vicenza (Veneto, Italia).














venerdì 4 maggio 2018

PORCELLANE Manifatture Europee: Manifattura di Meissen (Dresda), Johann Joachim Käendler (Fischbach, 1706 - Meissen, 1775), Gruppo in porcellana dipinta a mano raffigurante "Scena galante con putti, della serie 'Gruppi in crinolina'", 1747 - Napoli, Villa Floridiana, Museo Duca di Martina

INV. N. 2115


Kändler, Johann Joachim (Fischbach, Sassonia, 1706circa - Meissen 1775) - Il massimo scultore e modellatore  della Manifattura di porcellane di Meissen, vicino Dresda. Dal 1731 diede per la manifattura di porcellane di Meissen modelli per servizî da apparato, gruppi di genere, ecc., di raffinato gusto rococò. Autore di una guarnitura d'altare col Crocifisso e i dodici apostoli per Amalia d'Austria (1737-41Vienna, Kunsthistorisches Museum) e busti di santi, papi e imperatori.



giovedì 3 maggio 2018

PORCELLANE Manifatture Europee: Manifattura di Capodimonte (Napoli): Giuseppe GRICCI (Napoli [?], 1700 - Madrid, 1770), "La Pietà", Gruppo scultoreo in porcellana bianca traslucida realizzato dal grande artista negli anni tra il 1744 e il 1745 - Napoli, Villa Floridiana, Museo Duca di Martina

INV. N. 2114

GricciGiuseppe. - Modellatore di porcellane (m. Madrid 1770). Fu il più grande modellatore della manifattura di Capodimonte. Il suo capolavoro fu il salotto creato, tra il 1757 e il 1759, per la regina Maria Amalia, moglie di Carlo di Borbone, nella reggia di Portici, e trasferito successivamente nella reggia di Capodimonte. L'ambiente è rivestito da una serie di pannelli in porcellana modellati a rilievo con cineserie, secondo i dettami del gusto rococò. Trasferitosi in Spagna nel 1759, al seguito di Carlo III, G. continuò a lavorare per la manifattura di Buen Retiro ed eseguì, per il Palazzo reale di Aranjuez (1763-65), il rivestimento in porcellana dello splendido salotto detto La China.





mercoledì 2 maggio 2018

PORCELLANE Manifatture Europee: Manifattura di Meissen, Vaso in porcellana dipinta con "Trionfo di Amore", 1744-1785 - Questo vaso fa parte del 1° periodo della produzione di Meissen, quando i pezzi venivano contrassegnati col monogramma 'A R' che stava ad indicare "Augustus Rex", in quanto erano i pezzi destinari al re. - Napoli, Villa Floridiana, Museo Duca di Martina (*)

INV. N. 2113

(*) Il Museo Duca di Martina
Il Museo Duca di Martina nella Villa Floridiana di Napoli, è sede dal 1931 di una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative. Comprende oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo più cospicuo è costituito dalle ceramiche. La raccolta, che dà il nome al Museo, è stata costituita nella seconda metà dell’Ottocento, da Placido de Sangro, duca di Martina e donata nel 1911 alla città di Napoli dai suoi eredi.
Il duca, secondogenito di Riccardo e di Maria Argentina Caracciolo era nato a Napoli nel 1829 ed apparteneva ad un illustre casato strettamente legato alla corte borbonica. Dopo l’unità d’Italia si trasferì a Parigi, dove iniziò ad acquistare oggetti d’arte applicata, entrando in contatto con i maggiori collezionisti europei, come i Rothschild, e partecipando alle grandi esposizioni universali che proprio in quegli anni, tra Londra e Parigi, avevano contribuito a far nascere un forte interesse per le arti applicate all’industria. Egli comprava addirittura interi lotti di oggetti, parte dei quali venivano inviati nella sua residenza napoletana di piazza Nilo.
Nel 1881 morì il suo unico figlio e quindi l’intera collezione fu ereditata nel 1891 dall’omonimo nipote, conte dei Marsi, che, tramite la moglie Maria Spinelli di Scalea, la donò nel 1911 alla città di Napoli.
Il Museo si sviluppa su tre piani; al piano terra sono esposti, oltre ad alcuni dipinti, avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca medioevale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri e cristalli dei secoli XV- XVIII, mobili, cofanetti e oggetti d’arredo; al primo piano è collocata la raccolta di porcellane europee del XVIII secolo costituita da nuclei delle più importanti manifatture del Settecento, Meissen, Doccia, Napoli e Capodimonte, porcellane francesi, tedesche ed inglesi. Infine al piano seminterrato, è stata riallestita da pochi anni la sezione di oggetti d’arte orientale, tra cui notevole è la collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368- 1644) Qing (1644- 1911) e Giapponesi Kakiemon ed Imari.
(Fonte: Polo Museale della Campania - http://www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/il-museo)



MORELLI, Domenico (*) (Napoli, 1826 - 1901): Bagno pompeiano, 1861, Olio su tela, 134 x 102,5 cm - Fondazione Internazionale E. Balzan, in esposizione permanente presso Teatro Sociale di Badia Polesine, Rovigo (Veneto, Italia)

INV. N. 2112

(*) MorèlliDomenico

Pittore (Napoli 1826 - ivi 1901). Fu, con F. Palizzi, la figura dominante dell'ambiente artistico napoletano nella seconda metà del sec. 19º; prof. (dal 1870) all'accademia di Napoli, educò tutta una generazione di pittori, tra i quali F. P. Michetti. Allievo di G. Mancinelli, soggiornò poi a Roma, prima di stabilirsi definitivamente a Napoli. Il suo dipinto I martiri portati in cielo dagli angeli, del 1848(Napoli, Galleria Nazionale), dimostra il suo interesse per il realismo napoletano del Seicento. Mediante l'adesione al realismo palizziano e allo "studio dal vero", portò la rivolta antiaccademica nel seno stesso dell'Accademia, senza tuttavia riuscire a vincere la resistenza (e qui è l'intima contraddizione della sua polemica) per ogni soggetto sprovvisto di preventiva dignità poetica, extrapittorica. Il tono della sua arte, tipicamente romantico, fu caratterizzato dall'interesse psicologico e letterario del soggetto e dalla ricerca di effetti drammatici, talvolta teatrali. Raffinato colorista, erede della migliore tradizione napoletana, nel 1855 viaggiò in GermaniaPaesi BassiBelgioInghilterra e Francia. M. ammirò J.-L.-E. Meissonnier, J.-L. Gérôme, E. Delacroix e M. Fortuny; nella pittura frantumata e vivida di quest'ultimo, trovò rispondenza quando, nel periodo più tardo, andava rinunciando all'istintiva consistenza formale per realizzare una pittura di "macchia". Il viaggio all'estero lo pose in contatto con moderne correnti di idee, che influenzarono durevolmente il suo lavoro. Le opere principali di M. sono nella Galleria d'arte moderna a Roma (Il conte Lara; Torquato Tasso ed Eleonora d'Este; Le tentazioni di s. Antonio), a Napoli, a Firenze, a Milano.