lunedì 20 febbraio 2017

A DUE MANI: Orazio GENTILESCHI e Giovanni LANFRANCO (*): Santa Cecilia e un angelo, 1617-18 e 1621-27, Olio su tela, 87.5 × 108 cm - Washington, National Gallery of Art

INV. N. 1703

(*) Nota:
Indagini compiute effettuando una radiografia a raggi X, hanno rivelato che Gentileschi ha lasciato il dipinto incompiuto, avendo completato solo le teste e i busti di entrambe le figure, nonché il corpetto e la gonna di Santa Cecilia. Il dipinto fu portato a termine da Giovanni Lanfranco. Non si conoscono però i motivi che hanno indotto il Gentileschi a non completare l'opera.
  


ARTE in CRONACA (le notizie dal mondo dell'Arte): ARRIVATA ALLA MOSTRA SU ARTEMISIA GENTILESCHI ANCHE LA PRIMA VERSIONE DELLA "GIUDITTA CHE DECAPITA OLOFERNE"

INV. N. 1702


Dall'ANSA.IT:

Le due Giuditta-Oloferne di Artemisia Gentileschi, insieme alla Mostra di Palazzo Braschi a Roma.

Quella di Capodimonte affianca a Palazzo Braschi il dipinto degli Uffizi. 



La prima versione della 'Giuditta che decapita Oloferne', dipinta da Artemisia Gentileschi nel 1617, e ancora più cruda e vibrante della successiva realizzata per Cosimo II dei Medici nel 1620, arriva a Roma per essere allestita nella grande mostra che celebra a Palazzo Braschi la straordinaria pittrice seicentesca. Custodita al Museo di Capodimonte, l'opera è stata affiancata a quella conservata agli Uffizi, esposta al Museo di Roma già dall'apertura della rassegna 'Artemisia Gentileschi e il suo tempo' (il 30 novembre), in un confronto diretto di rara suggestione e assai di rado proposto al pubblico.

Lo splendido capolavoro è giunto nel tardo pomeriggio, protetto dalla sua specifica cassa a prova di rischio, che è stata aperta all'ingresso del palazzo, ai piedi dello scalone monumentale. Di grandi dimensioni (159 per 126 centimetri), il dipinto è stato portato a braccia dalle maestranze fino al primo piano, nella sala, forse la più bella della mostra, dove era appunto allestita la Giuditta degli Uffizi. Mentre le esperte del Museo di Roma e di Capodimonte controllavano ogni parte dell'opera (cornice, pittura, supporto) adagiata su un tavolo apposito, illuminato da luce radente, i tecnici hanno spostato gli altri due quadri della parete per dare al nuovo arrivato la posizione centrale. Un lavoro svolto con grande attenzione, durato ben due ore, che alla fine ha visto prendere vita un inedito raffronto di incredibile intensità tra due opere di Artemisia particolarmente ispirate e iconiche. Del resto la Gentileschi, in realtà pittrice grandissima, è soprattutto conosciuta e amata quale simbolo di donna capace di riscattarsi da violenze e pregiudizi, che ben si rispecchia nel soggetto di Giuditta che decapita Oloferne. Proprio nella prima versione è ancora oggi palpitante la partecipazione dell'artista a quel clima di vendetta crudele, spietata, ma giusta con cui essa ammanta la vicenda biblica, per secoli interpretata in modo assai diverso. (Fonte: ANSA.it)

venerdì 17 febbraio 2017

ARCHEOLOGIA - ARCHITETTURE: Il Tempio di Nettuno e il Tempio di Athena o di Cerere, nel Parco Archeologico di Paestum, Salerno (Italy)

INV. N. 1694

Tempio di Nettuno

È il più grande tempio di Paestum e quello meglio conservato. Realizzato verso la metà del V sec. a.C., rappresenta la declinazione classica dell’architettura templare greca. Nello stesso periodo a Olimpia, in Grecia, si costruiva il grande tempio di Zeus, che però è conservato meno bene di questo.

Il tempio è costruito con enormi massi collegati tra di loro tramite semplici tasselli e senza malta: questa tecnica costruttiva ha consentito all’edificio di resistere a terremoti e altre calamità naturali.
Se oggi mancano, come nel caso degli altri templi, i muri del corpo interno (“cella”), ciò è dovuto al riutilizzo dei blocchi da parte degli abitanti del luogo nel medioevo e in età moderna.

La cella era divisa in tre navate da due alti colonnati a due piani che si possono ancora ammirare. Come nel caso degli altri templi, il tetto era sorretto da travi in legno (di cui si vedono ancora gli incassi). Tegole e gronde erano fatte di terracotta con ricche decorazioni colorate.

(Foto: The Art Gallery in the World)




Interno del Tempio di Nettuno




Interno del Tempio di Nettuno



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Tempio di Athena (o di Cerere) 

È l’unico tempio di cui sappiamo con certezza a quale divinità fosse dedicato: Atena, la dea dell’artigianato e della guerra.

Posizionato sul punto più alto della città, a nord degli spazi pubblici, il tempio della dea protettrice e guerriera dominava l’area. Già la prima generazione di coloni costruì qui un piccolo edificio per la dea (c.d. “oikos”). Intorno al 500 a.C., si realizzò poi il monumentale tempio che si è conservato fino alla cornice del tetto. La parte interna (“cella”), che è elevata rispetto al colonnato circostante, era accessibile attraverso un’ampia anticamera (“pronaos”) decorata con colonne ioniche.

(Fonte: vedi sopra)
(Foto: vedi sopra)

Vista frontale




Vista posteriore


GINO SEVERINI (Cortona, 1883 - Parigi, 1966): Le Boulevard ,1911, Olio su tela, 63.5 x 91.5 cm - Londra, Estorick Collection

INV. N. 1693







GINO SEVERINI (Cortona, 1883 - Parigi, 1966): Valse (Geroglifico dinamico del Bal Tabarin), 1912, Olio su tela con paillettes, 161.6 x 156.2 cm - New York, Museum of Modern Art

INV. N. 1692







domenica 12 febbraio 2017

PIETER AERTSEN (Amsterdam, 1508 - 3 Giugno 1575): Cristo nella casa di Marta e Maria, 1553, Olio su pannello, 126 x 200 cm - Rotterdam (Olanda), Museo Boijmans Van Beuningen

INV. N. 1689


ARTE E CIBO

Pieter Aertsen

Nato e deceduto ad Amsterdam, Pieter Aertsen, ha lavorato principalmente ad Anversa ed è stato l'inventore delle monumentali scene che abbinavano lussureggianti 'Nature morte' con 'Scene di genere', e sullo sfondo 'Scene bibliche', di cui la scena di genere rappresentava spersso una specie di richiamo o una metafora. 
Suo nipote, Joachim Beuckelaer, di cui ho pubblicato due lavori, Li trovate qui e qui., seguirà le sue orme specializzandosi in scene di campagna e di mercati, dove però troviamo una rappresentazione più accurata e attenta di stoviglie, frutta, verdura, animali, ecc.  



Ivan Ivanovich SHISHKIN Pittore russo, superbo paesaggista, seguage del movimento di Peredvizhniki (Yelabuga, 25 January 1832 - San Pietroburgo, 20 March 1898): Davanti alla finestra, 1870, Olio su tela - Collezione ignota

INV. N. 1688



Ivan Ivanovich SHISHKIN Pittore russo, superbo paesaggista, seguage del movimento di Peredvizhniki (Yelabuga, 25 January 1832 - San Pietroburgo, 20 March 1898): Passeggiata nel bosco, 1869, Olio su tela, 34,3 x 43,3 cm - Mosca, Galleria Tretyakov

INV. N. 1687



Ivan Ivanovich SHISHKIN Pittore russo, superbo paesaggista, seguage del movimneto di Peredvizhniki (Yelabuga, 25 January 1832 - San Pietroburgo, 20 March 1898): Veduta di Valaam Island. Kukko, 1859-1860, Olio su tela, 69 x 87 cm - San Pietroburgo, Museo di Stato Russo (?)

INV. N. 1686






sabato 11 febbraio 2017

JOACHIM BEUCKELAER (Anversa, ca. 1535 - 1574): Venditore di animali esotici, 1566, Olio su tela, 139,5 x 204,5 cm - Napoli, Galleria Farnese del Museo di Capodimonte

INV. N. 1685


ARTE E CIBO

Joachim Beuckelaer

Genere assai ricercato dai collezionisti del tempo, le scene popolari a figure grandi divennero, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, assai diffuse anche in Italia. Nipote di Pieter Aertsen, che anche per rispondere ad un mercato sempre più vario e diversificato aveva sperimentato una messa in scena realistica di soggetti sacri, Beuchelaer si specializza nelle scene di mercati o di campagna nelle quali comincia a farsi spazio anche una rappresentazione attenta di stoviglie, frutta, verdura, animali, oggetti che, variamente accorpati e raccolti, costituiranno il soggetto prescelto del nascente genere della Natura morta. 

Opera della maturità dell'artista, il dipinto presenta un venditore di animali esotici che espone la sua mercanzia. Ai personaggi in primo piano, fa da sfondo una quinta architettonica identificata con la Borsa di Anversa. Estremamente interessante l'uso di un fondale realistico di contro all'uso del pittore e di buona parte della tradizione della pittura fiamminga di adoperare complicate architetture fantastiche. Durante il restauro (1995) è apparsa in basso, sotto il coperchio del cesto con le noci, la data 1566. Il dipinto, anche per il soggetto particolare, è facilmente riconoscibile tra quelli citati nell'inventario (1680) del palazzo del Giardino a Parma.

(Fonte: Catalogo Museo di Capodimonte, testo di Francesca Amirante, Touring Club Italiano Editore, 2002 - ristampa 2014 - pag. 114) 



JOACHIM BEUCKELAER (Anversa, ca. 1535 - 1574): Mercato in piazza, 1566, Olio su tela, 136,5 x 165,3 cm - Napoli, Galleria Farnese, Museo di Capodimonte

INV. N. 1684





giovedì 9 febbraio 2017

martedì 7 febbraio 2017

GRIMSHAW, John Atkinson (Leeds, 6 Settembre 1836 - 13 Ottobre 1893): Mistress Dorothy, 1885, Olio su tela, 69 × 91.5 cm - Collezione ignota

INV. N. 1679







GIOVANNI BAGLIONE: Le due versioni di "Amor sacro e Amor profano"

INV. N. 1678

Giovanni Baglione
Pittore italiano di scuola romana, coetaneo del Caravaggio e suo biografo. 
(Roma, ca. 1566 - 1643)

1° versione:

"Amor sacro e Amor profano"
1602Olio su tela, 183 x 121 cm
Gemäldegalerie, Staatliche Museen, Berlino


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2° versione:

"Amor sacro e Amor profano"
1602-1603Olio su tela, 240 x 143 cm
Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma