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ARCHEOLOGIA - SCULTURE: Coperchio del sarcofago di Ibi, sovrintendente del Sud, sovrintendente dei sacerdoti di Tebe e grande intendente della Divina Adoratrice Aba. Epoca Tarda, XXVI dinastia, regno di Psammetico I (664-610 a C.), Grovacca (pietra), h. 195 cm - Torino, Museo Egizio

INV. N. 1660

Coperchio del sarcofago di Ibi, sovrintendente del Sud, sovrintendente dei sacerdoti di Tebe e grande intendente della Divina Adoratrice Aba
Grovacca. Epoca Tarda, XXVI dinastia, regno di Psammetico I (664-610 a C.)
Provenienza: Tebe, Assasif, tomba tebana 36.
Collezione Drovetti (1824)

La qualità di quest'opera, scolpita finemente in una pietra durissima, è commisurata all'altissimo rango del proprietario: la Divina Adoratrice di Amon  Nicotris, figlia di Psammetico I, era infatti la massima autorità religiosa di Tebe, e Ibi ne amministrava il patrimonio.
L'alto funzionario è raffigurato come Osiride, con le mani che emergono dal sudario a stringere il pilastro djed, che gli permette di rialzarsi dopo la risurrezione.
Tre fori praticati sotto la barba e un altro nello scettro dovevano facilitare le operazioni di spostamento dell'oggetto, che pesa oltre mezza tonnellata.

(Fonte: didascalia presente nel Museo Egizio)









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Fondo esterno del sarcofago con geroglifici


domenica 29 gennaio 2017

ARCHEOLOGIA - PAPIRI: "Cyperus papyrus", Libro dei Morti di Kha, particolare di Kha e Merit in una scena di adorazione davanti al dio Osiride, l. 13,80 m., Nuovo Regno, XVIII dinastia, regni di Amenhotep II e Amenhotep III, 1425-1353 a C. - Provenienza: Deir el-Medina, tomba di Kha - Torino, Museo Egizio

INV. N. 1659


Il Libro dei Morti di Kha

Uno degli oggetti certamente più spettacolari dl corredo di Kha è il papiro contenente il Libro dei Morti, che fu trovato ripiegato - non arrotolato come d'uso - sopra il sarcofago intermedio di Kha. Si tratta di un documento composto da 38 fogli di papiro, incollati tra loro per una lunghezza complessiva di quasi 14 metri.
Il Libro dei Morti di Kha annovera 33 formule, molte delle quali accompagnate da vignette riccamente illustrate, la cui sequenza procede da sinistra a destra. L'immagine introduttiva (qui sotto riportata, ndr) mostra Kha e Merit davanti al Dio Osiride, che è assiso sotto un baldacchino davanti ad una tavola riccamente imbandita; la scena sintetizza il perno intorno al quale ruota il pensiero funerario egizio, ovvero l'incontro con il dio Osiride, sovrano dell'Oltretomba, dal cui giudizio dipende l'accesso o meno alla vita immortale nell'Aldilà.

(Fonte: Museo Egizio, Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, Franco Cosimo Panini Editore, 2015)



venerdì 20 gennaio 2017

BENOZZO GOZZOLI, (Pittore italiano, di scuola fiorentina, nato a Firenze nel 1420 ca. e morto a Pistoia, nel 1497): Sant'Anna Metterza (Madonna col Bambini e Sant'Anna, con donatrici; in alto Dio Padre), 1468 ca., Tempera e oro su tavola

INV. N. 1648


La tavola, che conserva integra l'originale cornice a edicola all'antica, rappresenta la Madonna col Bambino e Sant'Anna in trono e tre devote e fu originariamente realizzata da Benozzo Gozzoli, con ogni probabilità, per un convento monastico femminile di Pisa. 
Selezionata, nel gennaio 1812, tra le opere da trasportare al Musée Napoléon di Parigi dal suo conservatore, Vivant Denon, riuscì a scampare alla requisizione grazie ad un ripensamento dello stesso Denon che decise di di sostituirla con un altro dipinto, eseguito dal medesimo artista, ma dal tono più aulico e dottrinale: il Trionfo di San Tommaso proveniente dla duomo della città. 
La tavola, rimasta a Pisa, entrò quindi a far parte della collezione della Scuola del disegno dell'Accademia per poi confluire nel Museo Nazionale di San Matteo



ANTONIO CANOVA (Possagno, 1757 - Venezia, 1822): Venere Italia, 1809-1811, Gesso - Possagno, Fondazione Canova

INV. N. 1645

Dal 1809 Antonio Canova è impegnato nella realizzazione di un gesso per una Venere di sua invenzione sul modello della celebre Venere Medici da poco requisita dai francesi.
L'opera, tradotta in marmo su richiesta della regina reggente d'Etruria, Maria Luisa di Borbone, venne collocata nella tribuna degli Uffizi in sostituzione della scultura antica, riscuotendo un enorme successo tanto da essere considerata superiore al modello. A rendere famosa la scultura canoviana anche la deniminazione, Venere Italica, voluta dallo stesso artista, per connotare l'opera di un valore identitario associato al riscatto della Nazione nel nome delle Arti, dopo la perdita delle opere requisite dai francesi. 
Alla nudità assoluta del prototipo classico, Canova sostituisce l'elegante panneggio con cui la dea, uscita dal bagno, ricopre pudicamente le candide membra, così da conferire alla scultura dimensione psicologica assente nella statua antica.

(Didascalia dell'opera nella mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma)  








BENEDETTO ANTELAMI - Scultore italiano di scuola parmense (c. 1150 - c. 1230): Il Ciclo dei Mesi - Luglio, Agosto e Settembre, c. 1210-1215, Marmo o pietra - Parma, Battistero

INV. N. 1638


Ecco il terzo gruppo di sculture dell'importante Ciclo dei Mesi scolpito da Benedetto Antelami per il Battistero di Parma (Italia). Questi sono i mesi di LuglioAgosto e Settembre.

Trovate i due gruppi precedenti, a questi link: 
  1. B. Antelami: Il Ciclo dei Mesi, nel Battistero di Parma - Gennaio, Febbraio e Marzo 
  2. B. Antelami: Il Ciclo dei Mesi nel Battistero di Parma - Aprile, Maggio e Giugno
Proporrò i restanti in numero di tre alla volta affinché si possano ammirare con attenzione una per una. Seguite quindi le prossime pubblicazioni.  



Luglio


Agosto



Settembre




GENTILESCHI Orazio, Italian painter (Pisa, luglio 1563 - Londra, 7 febbraio 1639): Loth e le figlie, 1628, olio su tela, 226 x 282 cm - Bilbao, Museo de Bellas Artes de Bilbao

INV. N. 1633


Questo dipinto di Orazio Gentileschi, rappresenta il vertice assoluto della mostra dedicata alla figlia Artemisia Gentileschi, insieme alla versione degli Uffizi di "Giuditta che decapita Oloferne" dipinta appunto da Artemisia. Due capolavori di una qualità eccelsa! Bastano da soli per giustificare la visita alla mostra intera.

"La bellssima tela fu registrata in modo estremamente lusinghiero dal pittore tedesco Johachim von Sandrart che la vide durante il viaggio londinese del 1628 nello stesso studio di Orazio Gentileschi: "No less important was one of Lot sleeping on the lap of one of his daughters, while the other daughter looked back on her father's activity a wondrous, work incapable of improvement." ("Altrettanto significativo è che Lot dorme sul grembo di una delle sue figlie, mentre l'altra figlia guarda indietro sull'attività del padre [indicando Sodoma, n.d.r.], un'opera mirabile impossibile da migliorare."). L'opera era stata destinata da subito alla corte degli Stuart, e precisamente ad Henriette Marie de Borbon-Stuart.
Il dipinto offre una delle rappresentazioni più mirabili del tema trattato più volte da Orazio. A differenza della versione Thyssen-Bornemisza, caratterizzata da un drammatico groviglio di figure raggomitolate a terra. la figlia di Loth che indica Sodoma in piedi a destra nella tela di Bilbao, alta e sofisticata, misura tutta la distanza stilistica che distingue le opere inglesi di Gentileschi, siglate da un clima di vivacità cromatica ed eleganza internazionale."

(Fonte: Catalogo della mostra "Artemisia Gentileschi e il suo tempo", Ed. SKIRA - ARTHEMISIA group, Testo di Maria Cristina Terzaghi, 2016)




PASSEGGIATE CULTURALI: 13 Gennaio 2017 - Mostra di Artemisia Gentileschi e Piazza Navona

INV. N. 1632 


Passeggiata culturale del 13 gennaio 2017


In visita alla mostra su Artemisia Gentileschi, allestita a Roma, a Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma (archeologico), mentre ero intento nell'ammirazione dei suoi dipinti e di quelli dei suoi contemporanei, dalle finestre di un grande salone mi si è concretizzata la visione di Piazza Navona, una delle più belle piazze del mondo, pressoché deserta, senza la folla di gente, locali e turisti, urlante e incivile che la riempie quotidianamente di sporcizia, senza i soliti ambulanti con le loro misere bancherelle, senza i soliti penosi saltimbanchi e/o pseudo artisti di strada che nelle giornate di sole rendono la piazza un luogo quasi impraticabile. 
Ecco quindi che non potevo non immortalare la piazza deserta, pulita e silenziosa in un giorno d'inverno, freddo, piovoso e umido da posizione rialzata e quindi privilegiata. 
Queste le foto che ho realizzato: