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domenica 12 giugno 2016

WATTEAU, Jean-Antoine - French painter (b. 1684, Valenciennes, d. 1721, Nogent-sur-Marne): L'Embarquement pour Cythère, 1717, olio su tela, 129 × 194 cm - Location: Museo del Louvre, Parigi

INV. N. 1487


Watteau Jean-Antoine
(Dall'Enciclopedia on line Treccani)


Pittore (Valenciennes 1684 - Nogent-sur-Marne 1721). Fu il più influente esponente francese della pittura rococò, autore di cicli pittorici ispirati in particolare al teatro delle maschere e alle Fêtes galantes (tra cui il capolavoro Pellegrinaggio all'isola di Citera, 1717). Recuperando le radici della maniera cinquecentesca italiana, la teatralità barocca veneziana e stilemi di P.P. Rubens, elaborò uno stile personalissimo che travalicò la cultura settecentesca affermandosi fino in età romantica.

VITA E OPERE 
Dopo aver studiato presso J.-A. Gérin nella sua cittadina natale, si stabilì a Parigi nel 1702, dove lavorò nella bottega di uno sconosciuto pittore sul ponte di Notre-Dame e cominciò a frequentare mercanti di stampe presso i quali poté conoscere C. Gillot, pittore di soggetti teatrali, che ebbe il merito di trasmettergli la passione per le scene e i personaggi dell'ambiente teatrale. W. rimase presso Gillot dal 1703 al 1707 (o 1708). Un altro maestro e amico, Claude III Andran, conservatore del Palais du Luxembourg, lo introdusse nelle sale del palazzo, dove W. poté ammirare le grandiose composizioni del ciclo di Maria de' Medici di Rubens: d'impronta rubensiana è infatti il caldo e trasparente cromatismo di W., e soprattutto la sapienza compositiva. Inoltre gli angoli più suggestivi del parco del Luxembourg, costituirono un'ispirazione dal vero per il gusto paesistico dell'artista, per il suo senso poetico dell'ora, della luce. A un breve ritorno a Valenciennes nel 1709 sono legati alcuni quadretti di soggetto militare che ritraggono gli aspetti più semplici e meno vistosi della quotidiana routine delle truppe (Bivacco, Mosca, Museo Puškin). Tornato a Parigi strinse amicizia col mercante P. Sirois e con il di lui genero E.-F. Gersaint. Avvenimento importante fu, nel 1715, il suo soggiorno presso P. Crozat, mercante e collezionista, e il contatto avuto con Ch. La Fosse, consigliere artistico di Crozat. In questo momento i grandi veneziani esercitarono un forte ascendente su W., che ebbe modo di studiarne e copiarne le opere nel "Cabinet du Roi" e in quello di Crozat medesimo. Ricordi tizianeschi sono evidenti in opere come Ninfa e satiro(Louvre; detta Antiope), l'Amore disarmato (Chantilly, Mus. Condé), la Toletta della collezione Wallace di Londra, ecc. Per Crozat W. eseguì quattro pannelli decorativi raffiguranti le stagioni: restano quello dell'Estate (Washington, National Gallery) e due disegni preparatori, Flora o la Primavera, Bacco o l'Autunno al Louvre, che iniziano la serie dei disegni a tre matite, indicativi anch'essi di un approfondito interesse per il colore. Nel complesso delle opere di W., delle quali è difficile stabilire un'esatta cronologia, si distinguono due gruppi, che possono considerarsi veri e propri cicli figurativi, ispirati ai temi più cari alla fantasia e sensibilità dell'artista: il teatro e le Fêtes galantes. Acutezza d'indagine, raffinate sfumature d'interpretazione si rivelano nelle maschere e nelle scene d'insieme dipinte da W.: Gilles (Louvre), Mezzetin(New York, Metropolitan Museum), Amore al teatro italiano e Amore al teatro francese (Berlino, Gemäldegalerie), ecc. Musica, danza, piacevoli conversari sono le caratteristiche delle Fêtes: al genere, non nuovo, W. riesce a infondere un'aura ideale, una sorta di distacco da tempi e luoghi reali, nella commistione di costumi teatrali e abiti alla moda, nell'interazione psicologica tra i personaggi, fatta di gesti, sguardi, e nel loro rapporto con l'ambiente sapientemente concertato nelle luci e nei colori. La più famosa di queste composizioni, Pellegrinaggio all'isola di Citera (Louvre; una variante di poco posteriore è nel castello di Charlottenburg a Berlino), gli fece ottenere, nel 1717, l'ingresso all'Accademia: seppure ispirato da una commedia di Dancourt, Les trois cousines, o da La Vénetienne di La Motte, musicata da La Barre, affiorano dal dipinto liriche vaghezze, ambigue presenze, a cui la composizione a cerchi avvolgenti appresa da Rubens conferisce un ritmo lento e misurato, come di fatto contemplato in sogno. Ancora, tra leFêtes galantes, si ricordano: Riunione galante in un parco (Berlino, Gemäldegalerie), Giardini di Saint-Cloud (Prado),Feste veneziane (Edimburgo, National Gallery), Gli Champs-Élisées, Fontana nel giardino, Convegno di caccia e altri (Londra, Wallance Collection). Gravemente malato di tisi, W. si recò a Londra (1719) per consultare il dottor Mead e per lui eseguì alcuni quadri. Disilluse le sue speranze di guarigione, tornato a Parigi, fu accolto e sostenuto da Gersaint che gli commissionò un'insegna per la sua bottega di quadri (L'insegna di Gersaint, Berlino, castello di Charlottenburg), l'ultimo capolavoro di W., ispirato a una realtà da lui ben conosciuta. I numerosi disegni conservati a Parigi (Louvre, École des beaux-arts, Musée des arts décoratifs), a Vienna (Albertina), a Londra (British Museum), ecc., costituiscono una toccante documentazione della genesi dei suoi quadri. Dopo la morte di W., l'amico J. de Jullienne fece incidere i disegni (Figures de differents caractères, 2 voll., 1726, 1728) e i dipinti dell'artista (L'Oeuvre d'Antoine Watteau, 2 voll.,1735). La pittura di W. rimase, tuttavia, confinata tra i generi minori ma ebbe notevole influenza in Inghilterra, da Hogarth a Turner, e in Francia fu pienamente rivalutata grazie ai fratelli Goncourt, a Baudelaire, a Verlaine, che ne avviarono una più complessa interpretazione in chiave romantica e simbolista.

N.B. Di questo dipinto esiste un'altra versione, leggermente differente da questa, che si trova a Berlino. Non è dato sapere quale delle due sia stata la prima ad essere dipinta dall'artista. 




OTTOCENTO NAPOLETANO: Tre opere di Vincenzo CAPRILE (Napoli, 1856 - 1936)

INV. N. 1485


CAPRILE, Vincenzo
di Mario Rotili 
(dal Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - Volume 19 - 1976)


Nato a Napoli il 24 giugno del 1856 da Luigi e da Antonietta Fiscone, si formò nell'istituto di belle arti della sua città natale (dal 1874 al 1877), prima nella scuola di G. Smargiassi e di A. Carrillo, poi in quella di D. Morelli. Ma al paesaggio accademico del primo e a quello di maniera del secondo, e ancora al "dipingere poetizzato" del terzo maestro, certamente il più valido, egli preferì l'immediatezza e la sintesi formale dei pittori della cosiddetta "repubblica di Portici", ai quali l'avvicinò l'amicizia con Rossano e Campriani, che erano attivi componenti del gruppo innovatore rivolto a cogliere l'essenza della natura e a renderla superando il particolarismo veristico dei Palizzi. Segnalatosi giovanissimo nella mostra del 1873 della promotrice "Salvator Rosa" e in quelle successive, ebbe la prima vera affermazione nel 1880 a Torino, alla IV Esposizione nazionale di Belle Arti, con Ladote di Rita, tela caratterizzata da un gusto narrativo affine a quello del veneziano Favretto e del primo Michetti delle contadine e dei pastori di Abruzzo. Ad essa si collega Chi mi vuol bene mi segua, quadro presentato l'anno seguente all'Esposizione nazionale di Milano e accolto con uguale favore, come del resto quelli che seguirono in diverse mostre, a Berlino nel 1883, a Nizza e a Torino nel 1884, a Venezia nel 1885, a Londra nel 1888, nei quali sono fresche rievocazioni di figure e momenti della vita di Napoli e delle campagne vicine o rappresentazioni di interni rustici, che, per l'efficace resa, degli ambienti e dei contadini che li abitano, risultano essere le sue cose migliori.

Nel 1888, ormai largamente affermato, al punto che allora venne anche nominato professore onorario dell'istituto di belle arti di Napoli, si recò a Buenos Aires. Qui si dedicò in particolare al ritratto, ottenendo i più ampi consensi e la nomina a membro della Società di Belle Arti; ma un anno dopo era di nuovo nella città natale, della quale si sentiva e voleva essere interprete. In effetti, però, degli scorci di Napoli, delle sue costumanze, dei tipi caratteristici e in particolare delle belle popolane, attenuatosi il vigore iniziale del suo linguaggio, egli divenne il facile e fortunato divulgatore di maniera con una pittura dalla pennellata agile e dal colore luminoso e tenero, cui bene accompagnava anche la tecnica del pastello, capace, peraltro, di delicate sfumature. Questa vasta produzione venne di volta in volta presentata nelle più importanti mostre, dall'Esposizione universale di Parigi del 1889 a quella di Berlino del 1891, dalle altre di Vienna e di Anversa del 1894 a quelle di Pietroburgo del 1898 e del 1902, di Saint-Louis del 1904, di Bruxelles del 1910, di San Francisco del 1915, fino alle biennali veneziane del primo dopoguerra: di questa produzione, oggi disseminata per lo più in collezioni private, è bene ricordare almeno Maria Rosa,Vita napoletana,Mercato di Pasqua a Napoli,Vecchia Napoli,Bottega di barbiere,Costume napoletano,L'antica scala di S. Lucia.

A questo filone, nel quale rientrano scene e vedute della terra campana e dell'isola di Capri, come la luminosaApparizione, che ebbe un notevole successo alla mostra di Venezia del 1905, Vecchio carrubo,Il sole d'ottobre alle falde del Vesuvio,Marina di Capri,La strage degli innocenti, appartengono anche talune tele conservate in musei e gallerie pubbliche, quali L'acqua zurfegna a S. Lucia e SceneinNapoli della Gall. naz. d'arte moderna di Roma. Masseria e Sulla spigggia del Museo di Capodimonte a Napoli. Ad esse devono aggiungersi Fabbrica di santi della Galleria d'arte moderna di Milano, In cantina del Museo del Sannio di Benevento e, sempre nel Museo di Capodimonte, Ritratto di signora, uno dei più belli fra i tanti suoi ritratti, La dote di Ninetta e, della collezione del Banco di Napoli incorporata nello stesso museo, Rio veneziano.

È, questa tela, una delle più significative di quelle, numerose, che l'artista dipinse a Venezia, dove prese l'abitudine di recarsi ad ogni primavera, così come trascorreva l'estate a Positano, in quanto, al pari di Napoli e dei suoi dintorni, la laguna e la costiera amalfitana gli offrivano motivi rispondenti alla sua sensibilità. Ma anche i suoi quadri di soggetto veneziano non vanno oltre una disinvolta ripresa di ambienti e di tipi resa con luminosità di colori e freschezza di accenti. Il tono si elevò quando, ormai in età avanzata, l'artista tornò al genere narrativo iniziale. Allora, al termine di una lunga, feconda e fortunata attività, purtroppo non aperta ad esperienze esterne, egli ritrovò, nel pieno di un profondo equilibrio interiore, la misura e la contenutezza che avevano caratterizzato l'opera giovanile.

Il Caprile si spense a Napoli il 23 giugno del 1936.


"Capri"
olio su tela - cm 50x70




"La spiaggia di Positano"
olio su tela - cm 62x56




"Veduta di Amalfi con barche di pescatori" 
olio su tela, cm. 36,5 x 61


DUCCIO di Buoninsegna (Siena, ca. 1255 - 1319): Ricostruzione Polittico con la Maestà, 1308-1311, Tempera su legno - Location: Museo dell'Opera del Duomo, Siena

INV. N. 1479


Considerata uno dei massimi e più importanti capolavori dell’arte pre-rinascimentale italiana, la celeberrima Maestà di Duccio di Buoninsegna, veniva posta sull’altare del Duomo di Siena il 9 giugno 1311. 
L'immagine è una ricostruzione dell'intereo polittico fatta sulla base dei soli pannelli pervenuti fino a noi.




Recto